Molti comitati locali infatti, hanno denunciato i sistemi di allevamento del tonno rosso della società turca “Akua International”, che caccia i pesci servendosi di gabbie; una metodologia distruttiva per la specie e dannosa per un'area di mare da poco nominata riserva marina protetta.
“Attualmente sono presenti due vasche a meno di 300 metri dalla costa - si legge in una nota di Greenpeace - che contengono circa 5.000 tonni con peso tra i 30 e 150 chili. I pesci, catturati con le tonnare volanti e passati nelle gabbie, trasportate poi vicino la costa attraverso un rimorchiatore, vengono fatti ingrassare e venduti al fruttuoso mercato giapponese che li richiede per il sushi”.
Secondo un accordo tra gli Stati membri dell'Iccat (Commissione per la conservazione del Tonno Atlantico), non andrebbero pescate più di 15.000 tonnellate annue di tonno. Per Greenpeace però, la pesca attuale supera le 50.000 tonnellate: “Il giro d'affari che ruota intorno a questo pesce - ha dichiarato Alessandro Giannì, responsabile della campagna mare di Greenpeace - è di cento milioni d'euro solo per l'Italia. Con un business tale si capisce perchè rimangano inascoltate le richieste della ricerca scientifica”.
© Riproduzione riservata