Il governo canadese ha autorizzato l'uccisione tra marzo e aprile di 275.000 cuccioli di foca; 5.000 in più rispetto all'anno scorso, circa 50.000 in meno rispetto a due anni fa. Il provvedimento è legato a “ragioni” economiche: le foche sono un sensibile strumento di guadagno grazie alla loro pelle, usata nell'industria tessile, e al loro grasso. Un'altra motivazione è spiegata dal governo norvegese, anch'esso promotore di questa pratica. La foca non è una specie a rischio estinzione; anzi, essendo particolarmente numerosa, scende dall'Artide fino alle coste abitate per procacciarsi del cibo, provocando danni alla pesca e alle famiglie che vivono di questa attività.
Di avviso completamente diverso sono gli ambientalisti: per loro, la vita dei cuccioli di foca è già messa a repentaglio dallo scioglimento dei ghiacci che spesso li costringe alla morte, in quanto non sono in grado di nuotare una volta caduti in acqua.
Sull'argomento è stata chiamata a pronunciarsi anche la Comunità Europea, che ha annunciato provvedimenti entro quest'estate, vietando le importazioni di beni derivanti da questi animali. Intanto, nel Golfo di San Lorenzo, è iniziato lo scempio, con alcune restrizioni. I cacciatori dovranno uccidere i cuccioli con il fucile, potendo scendere sul pack per percuoterli con un bastone speciale, chiamato hakapik, soltanto in casi eccezionali; un'altra accortezza che dovranno prendere è quella di accertarsi che siano veramente morti, prima di iniziare a scuoiarli. Le foche gliene saranno grate.
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