L'associazione si è detta molto soddisfatta per l'esito della missione. “Per tre settimane, dal 5 al 26 febbraio – si legge nel comunicato – i cacciatori giapponesi non sono riusciti a uccidere una sola balena e nel mese precedente, le loro operazioni sono state bloccate per circa dodici giorni. In totale, sono stati 33 i giorni senza caccia, ovvero un terzo della loro stagione. Due navi arpionatrici sono state costantemente costrette a interrompere la loro attività per garantire sicurezza al resto della flotta colpita dagli attacchi di Sea Shepard”.
Già, perchè il teatro di scontro tra le due fazioni è stato caratterizzato da speronamenti, cannoni d'acqua, lanci di bombe rancide e schermaglie diplomatiche. Con grandi rischi per la vita delle persone, come accaduto nel caso del trimarano Ady Gil, speronato da una nave nipponica mentre non era operativo e affondato poche ore dopo; miracolosamente l'equipaggio ne è uscito illeso. Anche la nave Bob Barker è stata colpita da una baleniera, riportando una falla sulla murata sinistra prontamente riparata.
E nelle scorse settimane, il comandante del trimarano Ady Gil, approfittando della notte è riuscito a salire di nascosto sulla Shonan Maru 2, mentre la nave viaggiava a circa dieci nodi di velocità. Ripreso dalle telecamere, la mattinata seguente ha consegnato al capitano della baleniera una richiesta di risarcimento danni per lo speronamento dell'unità veloce, salvo poi essere tenuto come ostaggio e portato in Giappone, dove sarà sottoposto a processo.
Per Sea Sheperd, tuttavia, queste azioni hanno stimolato positivamente istituzioni e opinione pubblica. Secondo gli attivisti, in Australia il 91 per cento delle persone ha approvato la campagna Waltzing Matilda e nei prossimi mesi, il primo ministro Kevin Rudd potrebbe inserire nel proprio programma elettorale la promessa di intraprendere azioni legali contro l'attività di caccia alle balene praticata in Giappone.
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