In Pacifico, infatti, la battaglia tra baleniere e ambientalisti è stata più accesa che mai in queste settimane, con gli attivisti dei Sea Shepherd che si sono attrezzati con una nuova unità, il maxi trimarano a motore Gojira, con cui hanno creato numerosi problemi all'attività degli aprionatori. Le azioni di disturbo di Sea Shepherd si sono concentrate principalmente sulla Nisshin Maru, la nave mattanza in cui vengono trasportate le carcasse dei cetacei catturate dalle arpionatrici. L'anno scorso i giapponesi riuscirono a cattuare soltanto 506 animali sugli 850 originariamente previsti.
“Se è vero – ha detto Paul Watson, il comandante della flotta di Sea Shepherd – che i giapponesi hanno fermato la loro atttività, possiamo dire che la nostra strategia ha avuto successo. Non credo che abbiano preso più di 30 balene, su una quota originale di oltre mille. Li abbiamo trovati prima che cominciassero a ucciderle”. Decisivo, per questo stop provvisorio, è stata anche l'azione diplomatica di paesi come l'Australia e la Nuova Zelanda che hanno denunciato alla corte di giustizia internazionale dell'Aia l'attività di caccia del Giappone, celata dietro finalità scientifiche, in quanto una legge dal 1986 vieta di praticarla per motivi commericali.
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