“Non possiamo dire l’ultima parola – dice Catalina Pimiento, la ricercatrice del Florida Museum of Natural History di Gainesville (USA) che insieme ad altri colleghi ha condotto l’analisi – ma è molto probabile che l’estinzione dello squalo gigante, abbia permesso ai cetacei che costituivano una parte importante della sua dieta, di vivere più a lungo e quindi di crescere di più.”
Resti di magalodonte, lo squalo che arrivava a pesare anche 50 tonnellate, sono stati trovati un po’ ovunque nel mondo e spesso quei resti erano associati a quelli di alcuni cetacei. Gli scienziati hanno visto come oggi, gli squali di dimensioni maggiori preferiscano attaccare prede più grandi.
Anche oggi le balene e gli altri cetacei sono tra le prede dei grandi squali, solo che le dimensioni delle odierne balene impediscono a questi predatori di cacciarne un numero sufficiente a compromettere o variare il loro sviluppo.
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