Gli studiosi, dopo aver monitorato gli oceani con rilievi acustici percorrendo 32.000 miglia nautiche, hanno determinato che in questa zona, collocata tra i 200 e i 1.000 metri di profondità, ci sono 10 miliardi di tonnellate di pesci.
Un numero 10 volte maggiore rispetto a quanto si pensasse. Fino ad ora infatti con i dati forniti dalla pesca a strascico si stimava che la presenza di pesci in quest'area fosse limitata a un numero di 1 miliardo di tonnellate.
"Il fatto che la biomassa dei pesci sia almeno 10 volte maggiore di quanto si pensasse, ha implicazioni significative nella comprensione dei flussi di carbonio nel mare", dichiara Xabier Irigoyen.
Questi pesci, che per non essere visti dai predatori risalgono sugli strati superiori dei mari solo di notte, accelerano il trasporto di materia organica nell'oceano e velocizzando la rimozione dell’anidride carbonica dall'atmosfera che, invece di affondare lentamente, attraverso di loro è trasportata in profondità e qui rilasciata con le feci.
Una scoperta importante che evidenzia come in natura l’equilibrio e la perfezione siano sempre dominanti e di come questo riesca a rimanere tale là dove l’uomo non riesce ad arrivare.
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