Rispondendo a un’interrogazione dell’UCINA, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che, stando alla normativa in vigore, per ottenere i benefici inerenti alla navigazione in alto mare, ovvero fare i rifornimenti necessari alla navigazione in esenzione d’IVA, oggi, in mancanza della documentazione che dimostra che l’unità adibita ad uso commerciale (charter) effettuerà una navigazione in alto mare, il comandante di questa può rilasciare una dichiarazione sostitutiva.
Il problema si presenta nel momento in cui, fatti i controlli e scoperte delle irregolarità, l’IVA non pagata non sarà richiesta all’armatore della barca di cui il comandante potrebbe aver rilasciato una falsa dichiarazione, ma al fornitore del bene.
Ciò fa sì che i fornitori, in particolare di carburante, si rifiutino di effettuare il rifornimento in esenzione d’IVA per timore di dover essere loro poi a pagare l’imposta se si scopre che l’imbarcazione invece di essere partita per i Caraibi è in rada a Portofino. Questo porta le barche ad andare a fare rifornimento all’estero dove la normativa è più semplice.
Dal momento che ogni superyacht carica decine di migliaia di litri di carburante il danno economico è tangibile senza contare il fatto che questo è un altro ostacolo al turismo nautico che porta sulle nostre coste cospicui capitali.
La norma sull’autodichiarazione è pertinente solo alle unità commerciali, quindi, prevalentemente, alle imbarcazioni da diporto adibite al charter.
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