
Mikhail Pichugin, 48 anni, è stato salvato da un peschereccio dopo aver trascorso 67 giorni alla deriva nel gelido Mare di Okhotsk, al largo della Siberia orientale.
L’uomo è stato ritrovato su un catamarano gonfiabile in condizioni disperate, ma ancora cosciente, nonostante fosse visibilmente debilitato e pesasse solo 50 chili, la metà del suo peso abituale.
A bordo con lui c’erano il fratello Sergei, 49 anni, e il nipote Ilya, di 15 anni, entrambi deceduti durante l’odissea.
La tragedia ha avuto inizio il 9 agosto, quando i tre erano partiti dalla regione di Khabarovsk, diretti verso l'isola di Sakhalin per osservare le balene. Il loro viaggio si è trasformato in un incubo quando il motore del catamarano ha smesso di funzionare lasciandoli vagare alla deriva.
Naufraghi per oltre due mesi, sono stati avvistati solo il 67esimo giorno da un peschereccio di nome Anghel, a circa 1.000 km dal punto di partenza. L’equipaggio del peschereccio, vedendo un’anomalia sul radar che sembrava una boa, ha acceso le luci riflettenti e ha avvistato Pichugin, che indossava un giubbotto di salvataggio e gridava disperatamente: "Venite qua!".
Secondo quanto riferito, l’equipaggio aveva portato solo poche provviste e 20 litri di acqua, insufficienti per un viaggio così lungo.
Mikhail Pichugin ha raccontato che suo nipote Ilya è morto all'inizio di settembre, mentre il fratello Sergei è annegato dopo circa tre settimane, cercando di lavarsi nelle gelide acque del Mare di Okhotsk.
Pichugin, in un gesto disperato, ha legato i corpi al catamarano per evitare che fossero trascinati via dalle onde.
Le autorità russe hanno aperto un'indagine per capire se l’incidente sia stato causato da errori nella pianificazione o nella gestione del viaggio. Se verranno accertate responsabilità, Pichugin potrebbe dover affrontare conseguenze legali.
Quando è stato portato in salvo, Pichugin ha detto: "Non ho più forze". Le indagini proseguiranno per fare chiarezza su quanto accaduto.
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