venerdì 21 marzo 2025
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La crisi ritarda lo sviluppo

Cresce il numero dei posti barca, ma secondo Assomarinas e Assonat in ritardo rispetto alle aspettative. E la normativa continua a non aiutare il settore

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Roma – Sono ancora tanti i nodi da sciogliere per la portualità turistica italiana. A fare luce sullo stato di salute dei marina italiani sono le associazioni Assomarinas e Assonat, che raggruppano tutte le strutture presenti lungo le coste dello Stivale. Secondo gli ultimi dati, nel 2010 si è registrato un aumento dei posti barca di circa 10.000 unità. Un buon numero, tuttavia inferiore alle aspettative, secondo cui la crescita sarebbe dovuta essere di 18.000 ormeggi. Questo buco di 8.000 posti sarà presumibilmente sanato l'anno prossimo, grazie ai 28 porticcioli che dovrebbero permettere alle nostre coste di ospitare 16.770 barche in più. Inoltre, è già stata pianificata la realizzazione di altri 51 porti (in alcuni casi si tratta di ampliamenti a quelli già esistenti), per ulteriori 24.000 ormeggi.
“Gli ottomila posti in meno rispetto alle previsioni – ha detto Roberto Perrocchio, presidente di Assomarinas – sono dovuti principalmente a ragioni economiche. Per noi questo è il momento peggiore della crisi, con un giro d'affari in calo tra il 5 e il 10 per cento. E si tratta di margini notevoli, perchè i porticcioli hanno entrate ridotte. Una volta venduti i posti barca, ci si basa sull'economia determinata dai transiti e dalle piccole manutenzione”.
A frenare lo sviluppo della portualità turistica ci sarebbe anche l'assetto normativo italiano. “L'iva sugli ormeggi fissata al venti per cento – ha dichiarato Luciano Serra, presidente di Assonat – dovrebbe scendere al cinque-otto per cento come in Francia. Senza contare la questione delle concessioni demaniali. Con le nuove norme in materia, costeranno otto volte in più rispetto al 2007”.

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