Nelle due simulazioni effettuate venerdì, i leoni marini hanno prima agganciato un subacqueo a una gamba con una velocità incredibile, tanto che il diretto interessato, poi issato a bordo attraverso una sagola, ha raccontato di non essersi neanche accorto dell’attacco del mammifero. Nel secondo test, invece, hanno prima trovato e poi assicurato con un gancio un finto ordigno posto sul fondale, recuperato anch’esso dagli uomini del Nurc.
Il compito richiesto dagli addestratori ai leoni marini è infatti quello di identificare oggetti potenzialmente pericolose nel sottosuolo marino. La velocità d’azione e la capacità di scendere anche a trecento metri di profondità permette a questi animali di assolvere i compiti senza troppi problemi, a patto di ricevere una sostanziosa razione di cibo al loro ritorno in superficie.
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