La seconda tappa dell'evento è stata vinta da uno skipper montenegrino, a bordo di Stara Brovka, ma a destare più notizia è il decimo piazzamento, nonchè primo tra gli italiani in gara, di Rip Rig and Panic (il nome deriva da un gruppo musicale inglese degli anni ottanta), il VoR 70 armato da Giuseppe Mancini, storica firma di SoloVela. “Il momento decisivo - racconta il nostro collaboratore - è stato dopo il cancello delle Mauritius, in coincidenza con una grande bolla di poco vento. Lì il gruppo si è diviso; chi è andato a ovest, come me, è riuscito a non perdere troppa velocità, mentre soltanto in pochissimi, tra coloro che hanno scelto la rotta orientale, sono riusciti ad agganciare buoni venti nella risalita verso Kochi. Uno di questi, Stara Brovka, si è trovato poi nelle condizioni migliori per il rush finale e nelle ultime duecento miglia ha completato una grande rimonta che gli ha permesso di arrivare alla vittoria”.
Secondo Giuseppe è fondamentale, per non perdere contatto con i primi della flotta, seguire costantemente le sorti della propria imbarcazione. “Bisogna controllare - continua - molto spesso l'evolversi della regata. Una notte sono stato sveglio fino alle quattro nell'attesa che il vento girasse. Solo a quell'ora ho potuto strambare e puntare la prua verso nord”.
Tra poco meno di una settimana si riparte per Singapore; un viaggio di 2.000 miglia a cui lo skipper di Rip Rig and Panic si sta già preparando. “E' ancora prematuro parlare di tattica. Bisognerà scendere fino allo Sri Lanka - spiega Giuseppe - e quindi decidere se dirigersi subito verso nord per entrare alle portanti nello stretto o cercare arie migliori a sud. Sicuramente, nel canale il vento tenderà ad allinearsi con la costa e quindi sarà necessario bordeggiare”. Che, tradotto in termini pratici, significa stare molte ore davanti al computer. Buon vento virtuale, allora.
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