Le risposte sono state ambivalenti anche se le note positive non mancano. Il dato comune è un netto aumento della trasparenza delle acque riscontrato in diverse regioni, con una visibilità della colonna d’acqua che in diversi casi è aumentata da 10 a 15 metri, come nel ponente ligure per esempio. La tendenza è quella di una diminuzione delle particelle sospese.
“Lo scopo di questa indagine straordinaria – ha spiegato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa – era proprio quello di conoscere lo stato di salute dei nostri mari a ridosso del lockdown e avere evidenza scientifica di quello che già i nostri occhi potevano verificare, ovvero mari più limpidi e un ambiente più pulito. Oggi questi dati ci danno conferma di tutto questo e il nostro impegno è fare sì che questi standard di qualità siano mantenuti nella costruzione di una nuova normalità green”.
Meno incoraggianti i dati sull’inquinamento in alcune punti di prelievo dell’Adriatico, quelli alla foce del Po in particolare, dove la presenza di metalli, fitofarmaci, solventi e altre sostanze legate alle attività industriali e produttive è stata confermata e la qualità delle acque a livello di nutrienti sembra addirittura essere peggiorata rispetto all’anno scorso.
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