A Capraia le rade non sono molte e tutte protette a ovest, nessuna di queste è coperta dai venti di est. Capraia è in mezzo al mare tra la Toscana e la Corsica, a soli 25 miglia da Macinaggio, un’isola sperduta in mezzo al Mar Ligure. Non ci sono discoteche né ristoranti stellati, al porto c’è un solo piccolo supermercato e la pizzeria in fondo al porto, quando la nave non c’è, mette i tavolini sul grande piazzale di sbarco dove c’è sempre un po’ di brezza a cacciare la calura.
Capraia è l’isola dei poeti che qui, immancabilmente, trovano ispirazione, ma anche quella dei marinai. Solo i marinai arrivano qui con le loro barche, a tutti gli altri, la Capraia fa paura.
Questa è l’isola dove nelle poche rade a disposizione del navigante, le barche sono pochissime, quasi tutte a vela. Che si tratti di marinai lo senti quando danno ancora, la catena scende e scende a ancora, i metri si sommano l’uno l’altro per quattro, cinque, sei volte il fondale.
Quando gli skipper si scambiano informazioni da una barca all’altra, senti che tutti conoscono perfettamente la situazione del meteo e se il vento promette di girare o di rinforzare tanto da rendere insicura una rada, vedi che tutti, molto prima che il rinforzo arrivi, lasciano la rada e cercano un nuovo punto protetto.
Per chi naviga, stare alla Capraia è un vero piacere, sembra di essere tornati indietro nel tempo, quando la mancanza di tanta elettronica costringeva il navigante a imparare bene l’antica arte dell’andar per mare.
© Riproduzione riservata