Gli avvocati dell’imprenditore hanno annunciato ricorso in appello.
La vicenda che ha portato Briatore alla condanna iniziò nel 2010 quando la Guardia di Finanza con una ventina di uomini abbordò il Force Blu, la barca sulla quale si trovava la moglie di Briatore, Elisabetta Gregoraci con il figlio. Fu un blitz che fece parlare molto e in molti non ne capirono il motivo.
Perché abbordare uno yacht in mezzo al mare come se fosse una barca di pirati, quando questo la sera rientra in porto, non sarebbe stato sufficiente aspettarlo in banchina?
Il Force Blu fu messo sotto sequestro e Briatore denunciato per evasione fiscale. La barca risultava essere intestata a una società di charter registrata in un paradiso fiscale. Proprio perché il Force Blu era adibito al charter, la società godeva di una serie di facilitazioni e detrazioni fiscali che se la barca fosse stata intestata a persona fisica non sarebbero esistite.
La Guardia di Finanza calcolò che se la barca, come sostiene l’accusa, fosse stata utilizzata per uso personale, Flavio Briatore avrebbe usufruito di agevolazioni non dovute pari a 3,5 milioni di euro.
Gli avvocati di Briatore però sostengono che la barca apparteneva a una società riconducibile a Briatore, ma che faceva realmente charter e che anche quando Flavio Briatore o la sua famiglia erano a bordo, questi pagava un regolare noleggio alla società armatrice.
L’accusa ha fatto notare come sull’imbarcazione tutto, dalle lenzuola dei letti, alle stoviglie, riporti le iniziali di Flavio Briatore FB, mentre la difesa fa notare che il nome della barca è Force Blu di cui le iniziali FB ed è noto che tutte le grandi barche da charter riportano il logo o le iniziali della barca su ogni cosa presente a bordo.
Ora il Force Blu, che da prima fu dissequestrato, è tornato sotto sequestro.
© Riproduzione riservata