A frenare Coville è stata prima di tutto una finestra meteo sfavorevole durante la risalita dell'Atlantico. Lo skipper transalpino era addirittura riuscito a passare davanti a Joyon prima del passaggio sull'Equatore ma le calme equatoriali prima e l'anticiclone dell'Azzorre poi hanno vanificato una rimonta che avrebbe avuto dell'incredibile (a Capo Horn, Coville accusava un ritardo di quasi mille miglia). Non ha inciso invece la rottura di una crash box, avvenuta nell'ultimo mese di navigazione. Il maxi trimarano Sodeb'o, quando ha potuto, ha continuato a navigare a velocissima andatura.
Questa bottiglia andrebbe aperta per celebrare una vittoria – ha detto Coville, giunto a Trinitè sur mer, dopo la consegna dello champagne di rito – ma dedico questo brindisi a chi prova a compiere un'impresa. Nella vita bisogna sempre provarci”. Il velista francese si è anche lasciato andare in altre considerazioni sulla propria avventura. “Bisogna accettare – ha continuato - la legge di madre natura. Non mi ha voluto donare il record, ma ora sono qui e le sono riconoscente perchè mi ha permesso di tornare a casa”. Parole di elogio anche per il detentore del record, Francis Joyon. “Non ho battuto il record – ha detto – stabilito da un grande gentleman. Penso di essere l'unica persona che conosce il suo reale valore, perchè l'ho sfidato in più di un'occasione”. Per Coville, infatti, questo è il terzo tentativo di record sul giro del mondo. Il primo si fermò dopo una rottura in Oceano Indiano, mentre il secondo si concluse con un tempo anche in quel caso superiore al riferimento di Joyon. “Sarei arrogante – ha concluso Coville, rispondento a un tifoso che chiedeva di un nuovo tentativo – se dicessi di voler provare a migliorare di nuovo il record di Joyon. Questa è una domanda a cui adesso non posso rispondere”.
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