Sino a quindici anni fa i cantieri, soprattutto i grandi, avevano nella loro gamma almeno un 25 piedi se non un 20 piedi, oggi invece le barche più piccole, in molti casi, sono i 33 piedi.
Questo allontanamento dei grandi cantieri dalle piccole barche mette in mostra la cecità dei dirigenti di queste aziende che, completamente prigionieri della dinamica del profitto, perdono di vista la necessità di creare nuove leve di appassionati di vela, quelli stessi che domani dovranno assicurare la continuità aziendale.
Il sentiero che dovrebbe accompagnare un ragazzo dall’età scolare in cui si impegna nelle derive a quella lavorativa, dove all’inizio si potrebbe dedicare alle piccole barche, si fa sempre più arido.
Le derive sono dominate dalle classi dove i cantieri fanno quello che vogliono e impongono prezzi proibitivi e ingiustificati dalla qualità di quanto venduto con la complicità della World Sailing che sembra perseguire esattamente l’obiettivo opposto a quello per cui è nata, rendere sempre più difficile e costoso andare a vela.
Finita l’età della deriva i giovani non trovano nessuno sbocco se non sul mercato dell’usato con qualche vecchio First 24 o Comet 21, Gobbi Hobby 20 o anche, il datato Alpa 6,70.
Un vero peccato perché è nella prima parte della vita che i giovani divengono appassionati di vela e ne capiscono i valori. Se si avvicinano a questo sport in età adulta lo fanno carichi di paure e falsi miti, il che rende molto meno piacevole andare per mare.
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