“Abbiamo fatto una proposta a Oracle - ha detto - che non è stata accettata. Il team di Larry Ellison ha preferito lasciare tutto in mano a giudici che non capiscono granchè del mondo della vela e devono decidere sulla base di un documento scritto centocinquanta anni fa (il Deed of Gift, ndr)”.
Bertarelli ha anche ribadito la propria volontà di ridurre i costi per una campagna di Coppa America. “L'ultima edizione ha avuto un ritorno economico di un certo livello, tuttavia minore rispetto agli investimenti delle squadre. La Coppa America non è come la Formula Uno, che fa registrare introiti ogni due settimane.
Il mio progetto - ha continuato il magnate romano - vuole concentrare le spese, riducendo i tempi di allenamento e il numero di persone impiegate, con la costruzione di una barca invece che due. Forse abbiamo scritto il protocollo con troppa fretta, ma se a dicembre potevamo contare su dodici adesioni, si vede che non era stato fatto poi così male”.
Bertarelli si è infine mostrato scettico di fronte alla possibilità di organizzare l'evento in acque italiane. “I tempi della Coppa - ha concluso il patron di Alinghi - non coincidono con quelli della burocrazia e degli investimenti italiani. Non è un rimprovero al Paese, in quanto anche altre nazioni si trovano nella stessa situazione. In Spagna, invece, è stato possibile adattare l'ambiente alla competizione nel giro di poco tempo”.
© Riproduzione riservata