venerdì 6 dicembre 2024
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Con la riforma Madia niente squadre nautiche della Polizia

Contro la sovrapposizione dei ruoli la riforma prevede la soppressione di molte squadre nautiche

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Roma – La riforma Madia della Pubblica Amministrazione ha sollevato molte polemiche, polemiche comprensibili perché ogni cambiamento fa paura, anche se, a volte, rispondono a una realtà difficile da riscontrare nei fatti come sta accadendo in questi giorni con i sindacati di Polizia che stanno protestando per la paventata abolizione delle squadre nautiche della Polizia di Stato.

Nell’ambito di una razionalizzazione della spesa, la riforma Madia prevede un rafforzamento dell’opera delle Capitanerie di Porto e una diminuzione della presenza in mare di altri corpi. I sindacati della Polizia sostengono che se si dismettono le squadre nautiche della polizia nessuno più pattuglierà le coste in difesa delle minacce esterne e a repressione dei tanti reati che intorno a queste avvengono.

In realtà molti dei compiti invocati dai sindacati di polizia per il loro corpo sono già eseguiti dagli uomini delle Capitanerie di Porto che, in un’ottica di razionalizzazione delle forze e degli investimenti, dovrebbero essere gli unici a pattugliare il mare per effettuare controlli.

Gli altri corpi dovrebbero avere dei mezzi nautici limitatamente ad alcuni usi specifici per portare a termine compiti non eseguibili dalla Capitaneria di Porto. Oggi invece le funzioni dei corpi dotati di mezzi nautici si sovrappongono generando molte spese inutili.

In moltissimi paesi il controllo delle coste è affidato alla Guardia Costiera che da una parte effettua i soccorsi in mare e dall’altra reprime reati e effettua i controlli richiesti anche da altri corpi.

Le squadre nautiche significano stanziamenti e quindi fondi maggiori, maggiore spesa da effettuare, maggiore potere. Un potere che ha delle ripercussioni molto negative e che, negli anni scorsi, ha contribuito alla profonda crisi del settore della nautica da diporto e alla creazione di migliaia di disoccupati.

A causa dei controlli selvaggi in mare, portati avanti da chiunque avesse una divisa e un mezzo con cui rincorrere i diportisti, nel momento in cui la crisi economica è stata più aggressiva, il comparto della nautica non ha retto e ha collassato con la conseguente chiusura di molte delle aziende del settore ( il calo del fatturato è stato di oltre l’80%).

Se la riforma Madia sarà in grado di mettere ordine in mare e limitare il numero di corpi che possono disporre di mezzi nautici con i quali effettuare controlli, la nautica e le casse dello Stato ne saranno avvantaggiate.

© Riproduzione riservata

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