In questo periodo di forti tensioni geopolitiche arriva una notizia sorprendente dalla Germania, che racconta del coinvolgimento di un Bavaria C50 nel sabotaggio del gasdotto Nord Stream avvenuto a settembre 2022 nel Mar Baltico non lontano da acque danesi.
A sostenerlo è il settimanale tedesco “Der Spiegel”, di Amburgo, che ricostruisce in modo abbastanza dettagliato la vicenda e il coinvolgimento della barca a vela.
Il nome del Bavaria C50 citato è Andromeda, e sarebbe di proprietà di una società di noleggio, che lo avrebbe charterizzato a un equipaggio di 6 persone con partenza dal porto di Rostock, nel nord della Germania, il 6 settembre.
Da lì il Bavaria si sarebbe spostato fino all'isola tedesca di Ruegen e quindi in acque danesi, presso l’isola di Christiansø, non lontano dal Nord Stream che è stato sabotato il 26 settembre.
Der Spiegel cita come testimone un comandante del porto di Ruegen, che ha descritto sei membri d’equipaggio a bordo vestiti come dei comuni marinai, e viene segnalata tra i sei una donna. Altre fonti citate da ulteriori quotidiani tedeschi, sentiti anche gli investigatori, parlano di uno dei passaporti dei sei consegnati al momento del noleggio, di nazionalità bulgara, che sarebbe poi risultato falso.
Non viene resa nota la nazionalità dell’equipaggio, nè l’identità della società che metteva a disposizione il Bavaria C50, e il nome della barca non risulta al momento rintracciabile su nessun sito web specializzato.
Per fare saltare il gasdotto gli esperti citati dai quotidiani tedeschi parlano di alcune centinaia di chili di esplosivo, alcuni addirittura indicano come necessarie 2 tonnellate, più l’attrezzatura subacquea specializzata per immersioni a grandi profondità.
Il Bavaria C50 è una barca da crociera lunga 15 metri con importanti capacità di stivaggio, ma è difficile capire se adatta a un’operazione di questo genere. Si tratta senza dubbio di una barca da crociera moderna, con una larghezza pronunciata e un bordo libero importante: dettagli che fanno capire quanto spazio possa esserci al suo interno.
Con tutti i gavoni e gli spazi di stivaggio a disposizione è certo che si possano conservare a bordo quantità importanti di materiale, ma ciò non basta a dipanare tutti i dubbi.
Il sabotaggio del gasdotto è stato eseguito utilizzando diverse centinaia di chili di esplosivo: come è stato possibile imbarcarlo senza dare nell’occhio e stivarlo su una barca di 15 metri?
La carica è stata piazzata a circa 80 metri sul fondo del mare, una profondità che per essere raggiunta richiede un’attrezzatura subacquea molto ingombrante per l’utilizzo di miscele di aria ed elio, e necessità di soste decompressione di alcune ore per i sommozzatori, a meno di disporre di una camera iperbarica che di certo non è possibile imbarcare su un 50 piedi.
Appare non del tutto plausibile che possa essere stato un unico mezzo di queste dimensioni a potere eseguire un’operazione di sabotaggio così complessa e gli inquirenti ipotizzano quindi il supporto di un’altra unità. Da rilevare inoltre che i due tratti di gasdotto interessati dalle esplosioni sono distanti fra loro circa 2 miglia; sarebbero state quindi necessarie diverse immersioni nell’arco di più giorni.
Vista la delicatezza estrema della questione, le cui responsabilità sono oggetto da mesi di continui rimpalli fra le intelligence di mezzo mondo, le autorità tedesche hanno invitato alla cautela nel trarre affrettate conclusioni. Di certo al puzzle mancano ancora molti pezzi per essere composto.
© Riproduzione riservata