Una parte della popolazione, capisce e scappa, altri ritardano. Il mare torna indietro con un’onda immensa che viaggia a diversi chilometri orari e ricopre migliaia di chilometri di costa spazzando via tutto.
Tutti hanno potuto vedere la forza sconvolgente di quel maremoto. Le televisioni di tutto il mondo hanno trasmesso le decine di ore di filmati che, chi ha potuto, ha girato con i telefonini, piccole telecamere, macchinette fotografiche. Dopo Honshu vengono colpite anche le altre isole e la devastazione continua.
Le macchine, i palazzi, le case, i templi, tutto è portato via come se fossero i giocattoli di un bambino gigante che si è stancato di giocare e con la mano li spazza via dal suo tavolo.
L’onda raggiunge anche la centrale nucleare di Fukushima distruggendola e tirando una linea netta nel libro della storia del paese del sol levante.
I numeri sono agghiaccianti: 15.700 vittime, 4.600 dispersi, la maggior parte dei quali, portati via dal mare. Danni per 309 miliardi di dollari.
Una settimana dopo il sisma, un’autostrada distrutta dal terremoto, veniva riaperta al traffico, il Giappone reagiva come aveva sempre fatto, lavorando.
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