
Nessuna imputazione è stata avanzata per gli uomini di Vestas. Ora, finita l’indagine, Mark Towill, che al momento della collisione era lo skipper del Team, mentre Charlie Enright, il co-skipper e co-fondatore del team era dovuto rientrare d’urgenza a casa a causa di una grave malattia che aveva colpito il figlio di 2 anni, ha raccontato la sua versione di come sono andate le cose.
“Eravamo a circa 30 miglia nautiche dal traguardo – spiega Mark Towill. – Ero al tavolo da carteggio e guardavo l’AIS, mentre comunicavo con l’equipaggio sul ponte via radio. Ho visto tre unità sull’AIS: una nave porta-cavi che avevamo da poco sorpassato, una barca che stava attraversando la nostra rotta e un peschereccio. Oltre queste ce ne erano molte altre, ma quelle tre erano le unità più vicine.”
Le condizioni meteo erano medie. “Era una notte buia e nuvolosa – continua Mark Towill – c’erano circa 20 nodi di vento e il mare era moderato. Mentre ci avvicinavamo alla barca da pesca, l’equipaggio sul ponte confermò il contatto visivo. Il peschereccio era ben illuminato e noi abbiamo accostato a dritta per mantenere una rotta libera. Io continuavo a osservare l’AIS, mentre chi era sul ponte continuava il rilevamento visivo della barca. L’equipaggio ha confermato che la rotta era libera e avremmo superato la barca da pesca quando c’è stata la collisione. Tutto è successo così in fretta e nessuno di noi era pronto. Tutti sono corsi sul ponte. Ci siamo contati rapidamente per confermare che fossimo tutti a bordo. Abbiamo visto lo squarcio sul mascone sinistro della barca e siamo subito scesi sotto coperta a vedere giù come era il danno.”
L’urto con il peschereccio aveva aperto una falla larga oltre due metri da dove entrava una grande quantità d’acqua. Mark Towill spiega come hanno messo in sicurezza la barca.
“Abbiamo sbandato la barca a dritta per cercare di mettere la maggior parte della falla fuori dall’acqua. Fortunatamente i serbatoi di dritta della zavorra erano pieni, abbiamo spostato la chiglia basculante a dritta e abbiamo attaccato tutte le pompe di emergenza che avevamo a bordo nel tentativo di tenere sotto controllo l’entrata d’acqua.”
Subito dopo la collisione l’equipaggio di Vestas ha lanciato un mayday e informato il Race Control di quanto accaduto.
Ancora Towill: “Quando siamo riusciti a mettere sotto controllo la falla e la barca, siamo tornati sul luogo dell’incidente e abbiamo visto che c’erano diverse persone dalle barche accorse che scrutavano il mare con delle torce e abbiamo capito subito che stavano cercando qualcuno, quindi abbiamo avviato la proceduta di “search and rescue” e abbiamo iniziato a cercare il naufrago.
Dopo un po’ abbiamo individuato un uomo in acqua. Per noi non è stato facile recuperarlo perché la barca, in quelle condizioni, manovrava con difficoltà. Dopo diversi tentativi siamo riusciti a recuperare l’uomo che era incosciente e abbiamo subito iniziato la rianimazione, mentre abbiamo avvisato il centro di coordinamento per il soccorso marittimo che avevamo a bordo un ferito. Il centro di coordinamento ci ha inviato un elicottero che ha caricato il ferito.”
Sui soccorsi ci sono state molte polemiche, soprattutto sul fatto che l’imbarcazione Dongfeng che si trovava vicino a Vestas non sia intervenuta a dare soccorso e che il Race Control, invece di ordinare a loro di intervenire, abbia inviato in soccorso di Vestas il team AkzoNobel che era molto più lontano, in molti pensano che questo è successo perché Dongfeng era la barca cinese e i cinesi avevano preparato una grande festa per accoglierla e la Volvo Ocean Race non voleva contrariare uno dei suoi sponsor maggiori.
Mark interviene su questo punto e rilascia la sua versione. “Dongfeng ha offerto il suo aiuto, ma noi stavamo già coordinato i soccorsi con diverse altre barche incluso il posa-cavi che ci aveva raggiunto e che aveva a bordo qualcuno che parlava inglese e cinese, quindi abbiamo detto a Dongfeng che il loro aiuto non era necessario e che potevano proseguire. Poi è arrivato AkzoNobel, quando da poco era ripartito l’elicottero con il ferito.”
Qualche osservatore ha teorizzato che se invece di Mark Towill al comando ci fosse stato Charlie Enright, le cose sarebbero andate in modo diverso. Su questo punto interviene Charlie Enright.
“No, non credo, i ragazzi hanno fatto un lavoro splendido. L’equipaggio è stato addestrato per affrontare situazioni di emergenza e ha risposto al meglio. Ognuno sapeva perfettamente cosa fare e lo hanno fatto. Credo che Mark e i ragazzi abbiano fatto un lavoro eccezionale. Hanno condotto un’operazione di search and rescue per due ore di notte con una barca che aveva una falla di grandi dimensioni e non governava, riuscendo a trovare e recuperare il naufrago.”
Tutto questo è, logicamente, quello che hanno dichiarato i protagonisti di quanto è accaduto, ma al momento ancora nessuno ha spiegato come si è arrivati alla collisione, cosa è realmente accaduto nei secondi dell’impatto e nessuno ha risposto alla domanda se fosse stata una buona idea far viaggiare barche che volano sui foil a oltre 20 nodi in un tratto di mare dove si sa esserci centinaia di barche di cui molte senza alcuna illuminazione.
La Volvo Ocean Race che la domanda se la deve essere posta, ha nominato una commissione al capo della quale ha messo un velista di lunga esperienza, l’ammiraglio Chris Oxenbould, proprio per capire cosa si può fare per evitare incidenti come quello di Hong Kong.
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