mercoledì 16 luglio 2025
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Nessun accordo ad Agadir

Nulla di fatto al congresso della Commissione baleniera internazionale. I paesi partecipanti non hanno trovato un'intesa per dare nuove regole a questa attività

Caccia alle balene in Pacifico
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Agadir - Si va verso la fumata nera. Non è stato trovato un accordo tra i rappresentanti di 88 nazioni, riuniti ad Agadir in occasione del congresso annuale della Commissione baleniera internazionale, per stabilire nuove regole sulla caccia ai cetacei. Si cercava, infatti, un compromesso tra le nazioni che predicano la legalizzazione di quest'attività, finora sostenuta da Giappone, Islanda e Norvegia con il pretesto della finalità scientifica, e tra gli altri stati che ne auspicavano il bando completo.
Dopo quarantotto ore di discussioni, sembra infatti che un accordo tra le parti sia impossibile. La giornata di oggi, dopo la quale sarà chiuso l'incontro, non dovrebbe portare a svolte clamorose. Si è provato a trovare un punto d'incontro, proponendo la legalizzazione dell'attività di caccia, ma con un tetto limite di esemplari. “Il cosiddetto compromesso – ha detto Giorgia Monti, responsabile mare di Greenpeace – era una presa in giro. Oggi, in una stagione di normale illegalità, vengono uccise poco più di 1.500 balene. La proposta avrebbe assegnato a Norvegia, Islanda e Giappone la possibilità di massacrare legalmente quasi 1.400 balene l'anno per i primi cinque anni. Non è di questo che c'è bisogno nell'anno internazionale di difesa della biodiversità”.
Ad alimentare le tensioni all'interno del congresso, un'inchiesta del Sunday Times secondo cui il Giappone avrebbe provato a comprare il voto di alcuni stati minori. Ad ogni modo, dalla votazione sono stati escluse diciassette nazioni; non per questo motivo, ma perchè non in regola con i pagamenti alla Commissione.

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