Vi avevamo parlato qualche giorno fa di come la situazione geopolitica potesse influenzare direttamente il mondo della nautica e della pesca, con i pescatori sul piede di guerra per i rincari del carburante.
Nel frattempo una parte importante della flotta peschereccia italiana per alcuni giorni si è rifiutata di scendere in acqua scioperando, con l’immediato effetto che anche il prezzo del pesce su alcuni mercati è schizzato verso l’alto.
Quando è iniziata la crisi del petrolio, causata dalla guerra in Ucraina, il costo di un barile è arrivato rapidamente oltre i 120 dollari. La benzina e il gasolio hanno oscillato inizialmente tra 1,80 e 1,90 al litro, per poi schizzare negli ultimi giorni ben oltre i 2, spesso anche oltre i 2,5 euro.
In particolare il gasolio, che è quello che interessa di più al mondo della pesca e della nautica in generale, è stato quello che ha subito i maggiori rincari.
Nella giornata odierna è arrivata qualche buona notizia, con il barile che è tornato a scendere sotto quota 120 dollari, ma la situazione resta comunque preoccupante.
I pescherecci oggi sono tornati in acqua un po’ in tutta Italia, a parte in alcune zone dell’Adriatico. Resta la preoccupazione per una vicenda che non sembra di facile e veloce risoluzione.
Con l’avvicinarsi della bella stagione iniziano a crescere le incertezze per i proprietari delle imbarcazioni e per chi intendeva fare un charter.
La vela resta ovviamente meno colpita dai rincari, ma con i prezzi attuali anche le barche a vela per le crociere estive sentirebbero la differenza rispetto al prezzo medio del gasolio degli ultimi anni.
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