sabato 12 ottobre 2024
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L’industria nautica francese piange lacrime di coccodrillo

La FIN (Confindustria Nautica francese) ha elaborato i dati della stagione 2023-2024 che evidenziano un crollo delle vendite

L’industria nautica francese piange lacrime di coccodrillo
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L’industria Nautica Francese piange lacrime amare, lacrime di coccodrillo. Le vendite nella stagione 2023-2024 sono crollate in media del 16%, con un impatto più forte nel settore della piccola nautica e della vela rispetto a quello dei motori, evidenziando una tendenza opposta a quella registrata in Italia.

Il settore della vela in Francia ha subito, e sta ancora subendo, un vero e proprio terremoto, con una perdita del 28% delle vendite. Numerosi dealer stanno chiudendo i battenti in tutto il paese.

In Italia la situazione è diversa, soprattutto grazie al successo dei nostri superyacht e delle grandi barche a motore, che continuano a riscuotere grande interesse nel mercato globale. Anche nel nostro paese si registra un calo nel settore vela, ma i numeri sono lontani da quelli disastrosi della Francia.

Gli industriali francesi si chiedono cosa fare e si interrogano sulle cause di questo disastro.

Forse una delle risposte risiede nel comportamento frettoloso di molti cantieri all’inizio della pandemia. Convinti che sarebbe seguita una recessione epocale, molti hanno licenziato preziose maestranze.

Quando la pandemia, contrariamente alle previsioni, ha generato un boom di vendite, sono stati costretti a cercare nuovamente lavoratori che non erano più disponibili. Questa situazione, combinata con la scarsità di alcuni materiali, ha portato a una riduzione della produzione proprio mentre la domanda era altissima.

In seguito, convinti che il boom sarebbe durato a lungo, i cantieri hanno approfittato dell'inflazione crescente per aumentare i prezzi delle imbarcazioni, spesso con percentuali due o tre volte superiori rispetto all’inflazione stessa.

Per circa un anno, si è assistito a una vera e propria corsa agli aumenti di prezzo. Si è arrivati ad avere tre aumenti in un anno. Anche uno studente del primo anno di economia avrebbe capito che si trattava di un gioco pericoloso, ma i grandi manager hanno chiuso gli occhi e sono andati avanti.

Il risultato? Il gioco è durato poco.

Come si dice nel bel paese, “nessuno è fesso”, e il pubblico si è allontanato rapidamente dal mercato.

Di fronte a questa situazione è scoppiato il panico: "Bisogna abbassare i prezzi o non venderemo più nulla". Ma dopo aver aumentato i prezzi del 35%, è difficile tornare indietro. E così i cantieri si sono inventati "offerte speciali" con sconti del 10% o più.

È ironico pensare che solo un anno e mezzo fa, durante un’intervista, un alto dirigente di un importante cantiere affermava con orgoglio: "Noi non facciamo sconti, mai. Piuttosto non vendiamo la barca, ma i nostri prezzi sono quelli: è una questione di serietà."

In questo marasma, poi, si aggiungono anche le scelte discutibili fatte dalle reti di vendita.

Da anni ormai i cantieri si illudono di poter fare a meno delle reti di vendita, trattando gli importatori come clienti di serie C, minacciandoli costantemente con il ricatto: "O fai come diciamo noi, o non ti rinnoviamo il contratto (sempre che un contratto esista)."

Agli importatori si è chiesto sempre di più, dando loro sempre di meno, al punto che molti hanno deciso di mollare. Come ci ha raccontato un ex importatore di un cantiere prestigioso: "Essere trattato come un accattone per guadagnare, se va bene, il 5%, che poi ti giochi nei primi interventi di garanzia, non ha senso. Se sono così bravi, che si vendano le barche da soli!"

E ora che ci sarebbe un bisogno urgente che gli importatori attingessero ai loro portafogli clienti per vendere più barche, i cantieri riducono le loro commissioni per aumentare gli sconti, nel tentativo cieco di far pagare agli altri i propri errori.

Settembre e ottobre, tradizionalmente, sono i mesi in cui gli importatori devono comunicare quante barche acquisteranno per la stagione successiva. Sarà in questo momento che i nodi verranno al pettine, e saranno nodi molto dolorosi.

Come recita un noto proverbio italiano, 'chi è causa del suo male, pianga se stesso'. I manager dei grandi cantieri francesi, dominatori del mercato della vela e maggiori responsabili di questa serie di errori, dovrebbero iniziare a recitare il mea culpa, riflettendo su come rimediare agli sbagli commessi e ricostruire la fiducia nel mercato.

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