Najad è uno dei migliori marchi svedesi in fatto di barche, fondato nel 1971 e produttore di circa 2.000 scafi conosciuti per l’alto livello qualitativo e la loro capacità di fare vela in ogni condizione. Questa è la quarta volta che il marchio viene venduto in quattro anni.
La storia di questo giro vorticoso di vendite, fallimenti e nuove vendite, inizia nel 2009 quando il fondo inglese che possedeva una piccola quota del cantiere, l’Animatrix Capital LLP, acquista il pacchetto di maggioranza arrivando a possedere il 91% delle quote.
Gli inglesi cambiano CEO e partono. L’amore per la nautica svedese dura poco, la crisi si fa più dura e Per Lindquist, il nuovo CEO del cantiere, è costretto a fare dei licenziamenti.
A settembre 2010 licenziano anche lui e a sostituirlo arriva Mikael Gustavsonn, un dirigente del noto cantiere Nimbus Boat (barche a motore).
La crisi si fa più dura e di comprare barche, in Europa, non ci pensa più nessuno. Un anno dopo il suo insediamento Gustavsonn è costretto a portare i libri in tribunale. La Najad chiede la procedura di concordato preventivo, ad acquistarla è la Nord West, un altro cantiere svedese attivo nelle barche a motore che ha lo stabilimento a poche centinaia di metri da quello della Najad.
In fabbrica si fa festa e la produzione, per qualche mese, riprende. Dopo di che, una mattina la notizia coglie di sprovvista le maestranze, Nord West e con lei Najad entrano nella procedura fallimentare e tutto si ferma nuovamente.
La Sweden Bank, il maggior creditore della Nord West, non ci vede chiaro in quel fallimento a cantiere vuoto quando dai registri risulta che ci sarebbero dovute essere diverse barche in costruzione, e così fa scattare un’indagine di polizia.
Sembra che non ci sia più speranza, la nautica è un’industria senza futuro e non importa quanto alto sia il livello qualitativo. Anche l’Hallberg Rassy che è a pochi chilometri di distanza soffre molto e anche lì i licenziamenti si susseguono.
Poi, a luglio scorso, arriva Runo Gillholm, il proprietario di un marina privato che con un socio, del quale non si saprà mai il nome, acquistano il marchio e il cantiere dal fallimento e promettono grandi cose, anche se in pochi gli danno credito.
Quel mantenere l’anonimato di uno dei soci, non piace a nessuno. In molti sentono odore di manovra finanziaria. Fatto sta che pochi mesi dopo la Najad torna in vendita e di far ripartire la produzione non si parla più.
Per quanto sofferente, il marchio Najad fa gola a molti perché nel mondo è sinonimo di qualità e così alla fine si fa avanti la Lidköpings Båtsnickeri che già costruisce barche svedesi con successo e oggi l’annuncio dell’acquisto.
Håkan Bengtsson CEO della Lidköpings Båtsnickeri ha dichiarato: “Con l’acquistao di Najad, completiamo il nostro range e siamo sicuri che entrambi i marchi, Sweden, Star e Najad, trarranno un grande beneficio da questa unione.”
La speranza è che questo sia l’ultimo delle lunga serie di scossoni che il marchio ha dovuto subire e che la fine della crisi che ormai si prospetta soprattutto per marchi internazionali come Najad possa permettere alle barche dalla caratteristica fascia amaranto di tornare a navigare.
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