La plastica è un grave problema ambientale a livello globale: è poco costosa e altamente resistente. La maggior parte dei rifiuti di plastica proviene dalla terraferma ed entra in mare attraverso fiumi e canali, diventando uno dei principali responsabili dell'inquinamento marino. La rimozione dei rifiuti nei corsi d'acqua nelle aree urbane, dove si concentra l'attività umana, diventa quindi cruciale per limitare l'inquinamento plastico lungo le zone costiere.
È questo il tema dello studio svolto sui rifiuti raccolti nei canali della città di Padova da un gruppo di ricercatori dei Dipartimenti di Ingegneria civile edile e ambientale, di Ingegneria industriale e di Biologia sotto il coordinamento della dottoressa Maria Cristina Lavagnolo, e pubblicato sulla rivista scientifica Detritus Journal.
Lo studio, dal titolo Waste characterization in the urban canal network of Padova to mitigate downstream marine plastic pollution, ha descritto i risultati di alcune campagne di raccolta rifiuti effettuate nel corso del 2021 lungo la rete dei canali del centro storico di Padova.
Sono stati raccolti e analizzati circa 500 chilogrammi di rifiuti, quantificando le loro dimensioni e il tipo di materiale. Si è confermato che oltre il 47% in peso di quanto raccolto era costituito da plastica, in particolare prodotti monouso come imballaggi alimentari, sacchetti per la spesa e contenitori per bevande.
La ricerca ha inoltre evidenziato che la quantità di rifiuti presenti sugli argini e sulla vegetazione ripariale è molto maggiore di quella presente in acqua, il che significa che sono le piante a trattenere la maggior parte dei rifiuti.
Secondo il dottor Alberto Barausse, che lavora allo studio e alla rigenerazione dei canali padovani: "Questo lavoro mostra che se si pianifica la raccolta dei rifiuti insieme alla gestione della vegetazione arginale, è possibile ottimizzare le risorse per pulire efficacemente i corsi d’acqua dai rifiuti. Al contrario, se questo non avviene, il rischio è che con gli sfalci, eseguiti per il controllo della crescita della vegetazione, si vada a polverizzare gli abbondanti rifiuti presenti, favorendo la formazione di microplastiche".
Per il bene del mare e, quindi, di tutti noi, ci auguriamo che vengano introdotte pesanti limitazioni all’uso della plastica per i prodotti monouso, ma soprattutto che nessuno interpreti il termine "getta" come un invito a disperderla nell’ambiente.
© Riproduzione riservata