Una guida dedicata alle manovre di ormeggio e ancoraggio per chi è abituato al monoscafo e per la prima volta si trova dietro al timone di un catamarano
Se la larghezza di un catamarano offre notevoli vantaggi in acque libere, vedere quella mole imponente manovrare negli spazi angusti di un porto può impensierire il neofita. Abbandonata la monotona abitudine mentale da monoscafista, il comandante di due scafi contempli una duplice visione della barca e anche il pesante leviatano si muoverà con passo da ballerina tra le barche ormeggiate.
Come si comporta il catamarano in fase di ormeggio
Più una barca è grossa, più è facile da manovrare, proviamo a pensare perché: come mai è più facile vedere una barchetta di 5 metri che perde una presa di gavitello per una raffica da 5 nodi, piuttosto che una petroliera con un vento da 40?
Maggiori dimensioni comportano maggior peso e quindi inerzia maggiore. Se da un lato la petroliera offre maggior impatto al vento, l’inerzia gioca a suo favore. Aumentando le dimensioni e le masse in gioco è tutto più lento; quindi, c’è maggior tempo per correggere e soprattutto pensare a cosa sta per fare la barca.
Un catamarano ha spesso una stazza maggiore di un monoscafo di pari misura. Grazie al suo grande piano di deriva non scarroccia, addirittura fatica a virare perché gli piace andare dritto come se fosse sulle rotaie. Sente poco il timone, anzi, in retromarcia possiamo praticamente dimenticarcelo.
L’effetto evolutivo dell’elica in retromarcia è praticamente assente e l’elica di prua è spesso inutile. Ormeggiare i nostri due scafi legati insieme è un’operazione più semplice del previsto, perché se uno dei due sbaglia, l’altro può correggerlo.
Il ruolo dei motori su un catamarano
Due motori, così lontani tra loro, sono u
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