Il comando generale delle Capitanerie di Porto avrebbe messo a punto una richiesta da fare al Ministero dello Sviluppo Economico (Ministero competente in materia) affinché nel nuovo codice della navigazione sia previsto che le imbarcazioni da diporto si uniformino alle regole del Sistema mondiale di sicurezza e soccorso in mare, conosciuto con la sigla internazionale di GMDSS acronimo di Global Maritime Distress Safety System per quello che riguarda i sistemi di telecomunicazione di bordo. Sistema ideato e realizzato per l’applicazione alle navi commerciali e ai grandi pescherecci e successivamente applicato alle navi da diporto.
L’applicazione di tale sistema alle unità da diporto sotto i 24 metri comporterebbe importanti aggravi di spesa per il diportista e l’obbligo di fare degli esami nella sede unica di Roma per ottenere il certificato che lo abilita a utilizzare gli apparecchi richiesti.
Il tutto in una situazione in cui il numero d’incidenti in mare riguardanti barche da diporto che potrebbero essere evitati o mitigati nelle loro conseguenze dall’applicazione di tale sistema è irrisorio se non pari a zero.
L’eventuale applicazione del sistema GMDSS alle imbarcazioni prevede l’acquisto e l’istallazione obbligatoria di un V.H.S. DSC per barche che navigano entro l’Area 1 del sistema GMDSS, circa 30 miglia da costa (non è chiaro se si tratti di barche che effettivamente navighino oltre tale limite o di tutte le barche omologate per poter navigare oltre le 12 miglia da costa che sono quelle che potrebbero navigare oltre le 30 miglia.)
Per poter utilizzare il V.H.S. DSC il Ministero dello Sviluppo Economico, prevede che a bordo ci debba essere un operatore abilitato con certificato SRC (Short Range Certificate). Certificato che prevede un esame presso una speciale struttura del Ministero a Roma. Oltre al V.H.F. si dovrebbe avere a bordo un apparato Navtex e la barca dovrebbe avere un numero identificativo MMSI.
Ma non finisce qui, per tutte le barche che navighino oltre le 30 miglia è prevista la presenza a bordo di un apparecchio a frequenze medie (MF/HF), quello che una volta era l’SSB, oltre al V.H.F. DSC e al Navtex. Apparecchi che non solo hanno un costo importante, ma sono anche complessi da usare e prevedono uno studio approfondito delle tecniche di telecomunicazione.
Come ultimo limite, chi intendesse recarsi a oltre 100 miglia da costa, oltre a quanto detto sino ad ora dovrebbe avere a bordo anche un sistema INMARSAT.
In una situazione dove non c’è un’emergenza sicurezza, dove le dotazioni di sicurezza in Italia sono già tra le più complete al mondo, dove gli incidenti che riguardano barche in navigazione d’altura sono pochissimi e difficilmente hanno conseguenze gravi e in un mare, il Mediterraneo, dove rimanere isolati senza riuscire a comunicare neanche con una nave di passaggio è molto difficile, non si capisce il senso di questa richiesta al ministero da parte delle Capitanerie.
Ci si può immaginare cosa accadrebbe in caso questa proposta divenisse legge. Al ministero dello Sviluppo dove si sostengono gli esami per il rilascio dei certificati DSC si dovrebbe passare da poche decine di esami l’anno a diverse miglia di richieste. Ciò significherebbe che la lista di attesa per poter fare l’esame sarebbe di mesi se non di anni e nel frattempo non si potrebbe usare la barca.
Tanto vale fare una legge in cui si vieta l’uso delle imbarcazioni da diporto, dichiarare l’Italia nazione libera dal diportismo.
Il problema sarebbe anche per la navigazione commerciale. Gli apparati richiesti, facendo capo a un sistema ideato per le navi commerciali, sarebbero gli stessi che si trovano sulle navi. Se già con un V.H.F. normale l’etere è pieno di persone che usano l’apparato per giocare e far scherzi agli amici, si pensi cosa accadrebbe se tutte le barche omologate oltre le 12 miglia da costa avessero a bordo una radio a media frequenza.
Molti dei mayday lanciati dalle barche oggi riguardano mancanza di benzina, mal di mare, paura dei fulmini. Si pensi se questi fossero lanciati su radio a media frequenza. I primi a scendere in piazza per protestare contro una norma del genere sarebbero i marittimi.
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