lunedì 20 gennaio 2025
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Naufragio del Bright: forse una storia di droga?

La storia del Bright, l’Oceanis Clipper 473 affondato in Atlantico nel 2018 e scomparso nel nulla insieme al suo equipaggio, torna alla cronaca con una nuova teoria: forse la barca trasportava droga?

Il punto in cui scomparì il Bright il 2 maggio del 2018
Il punto in cui scomparì il Bright il 2 maggio del 2018
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Aldo Revello (53 anni) e Antonio Voiena (31 anni), il 2 maggio del 2018 scomparirono mentre navigavano a bordo di un Oceanis Clipper 473 di proprietà di Ravello che ne era anche lo skipper.

Alle 13:48 di quel giorno, per pochi secondi il centro MRCC di Punta Delgada captò un segnale EPIRB e di conseguenza avviò le procedure di mayday e dispose l’inizio delle ricerche.

Furono inviati aerei e dirottate navi, ma non ci fu nulla da fare. Il Bright, questo il nome della barca di Ravello, era scomparso nel nulla.

La moglie di Ravello, Rosa Cilano combatté con le unghie e con i denti affinché le ricerche continuassero, ma alla fine si dovette arrendere e a distanza di cinque anni da quel maledetto giorno di maggio, ha chiesto il certificato di morte presunta del marito.

Lo stesso però non è avvenuto nella famiglia dell’amico di Ravello, Antonio Voieno, l’ex cuoco che navigava a bordo del Bright. Sul Corriere della Sera di questa mattina si leggono le parole di Alice Voiena, sorella di Antonio:”Ci rassegneremo soltanto quando ci diranno che mio fratello è morto e ci porteranno le prove. Sino ad allora non ci arrenderemo e andremo avanti alla ricerca della verità».

Sempre il Corriere della Sera ci fa sapere che in questi giorni la famiglia Voieno, tramite il suo avvocato Erminia Dell’Amico, ha chiesto la riapertura delle indagini per battere la pista del narcotraffico.

Secondo la famiglia del giovane marinaio rumeno, c’è la possibilità che la scomparsa del Bright sia collegata al traffico di droga. L’avvocato Dell’Amico precisa che si tratta solo di ipotesi, ma ipotesi suffragate da indizi concreti che possono giustificare un’indagine in questo senso, anche perché, a giudizio della famiglia Voiena, le indagini sino ad ora condotte sono state lacunose e superficiali.

Secondo Alice Voiena, nella vicenda ci sono dei fatti che dovrebbero far riflettere tanto che la famiglia ha assunto un investigatore privato proprio per indagare su di questi.

Tutto si basa su quanto dichiarato dalla terza persona a bordo del Bright, che navigò con Ravello e Voiena dai Caraibi alle Azzore dove sbarcò.

Questi ha dichiarato che a bordo del Bright era vietato aprire la cabina di prua e quando per sbaglio provò ad aprire il passauomo di prua che guarda proprio in quella cabina, Ravello si arrabbiò molto.

L’atteggiamento di Ravello, gli fece pensare che in quella cabina c’era qualche cosa che andava tenuto nascosto.

C’è anche un messaggio della fidanzata di Antonio alla nonna di questo che dice che l’uomo si era messo in un brutto giro.

L’investigatore assunto dalla famiglia ha poi scoperto degli account Facebook intestati ad Antonio e Aldo sui quali sono stati postati messaggi anche dopo la tragedia.

C’è poi il tentativo di depistaggio da parte di qualcuno che inviò un messaggio via Facebook alla moglie di Aldo Ravello dicendo che la barca era stata colpita da una nave che non si era fermata a soccorrere i due. Le indagini però appurarono che tale segnalazione era priva di fondamento.

Infine, a infittire ancora di più il mistero, c’è una macchina noleggiata in Portogallo agganciata alla patente di Antonio, noleggio avvenuto dopo il 2 maggio, la data della scomparsa.

Che sia il rifiuto di accettare una tragedia o, come dice Alice Voieno, il desiderio di sapere la verità, sembra che la storia del Bright non sia ancora finita ed è probabile che torneremo a sentirne parlare nei prossimi mesi.

https://corrieredelveneto.corriere.it/notizie/padova/cronaca/23_luglio_30/il-mistero-del-veliero-scomparso-nell-atlantico-la-sorella-dello-skipper-padovano-troppi-depistaggi-non-c-e-verita-c6c6867c-9036-471c-a3ca-721dd5405xlk.shtml?refresh_ce

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