Rosa non parla bene l’inglese, ma capisce che è successo qualcosa di importante e chiede alla persona che si trova dall’altra parte del telefono di mettersi in contatto con un suo amico in grado di spiegarle i dettagli della telefonata. L’MRCC, il centro di coordinamento dei soccorsi di Punda Delgada alle Azzorre, alle 13:38 del pomeriggio ha ricevuto una chiamata di soccorso da parte di un EPIRB locato a circa 330 miglia a sud est delle Azzorre nell’Oceano Atlantico. Una sola richiesta, poi più nulla, ma più che sufficiente a far scattare la macchina dei soccorsi. Quella richiesta di soccorso è lanciata dal Bright, l’Oceanis 473 di Revello, il marito di Rosa.
Rosa e Aldo hanno una società di charter e d’inverno Aldo si sposta ai Caraibi con il Bright per la stagione per poi far ritorno a La Spezia per il periodo estivo, navigazione che lo skipper stava facendo in compagnia del suo amico Antonio quando è scomparso in oceano.
Rosa è disorientata, al tempo stesso immagina che a breve tutto si risolva, ma poi, lentamente, l’idea che Aldo possa trovarsi in grave pericolo si materializza e allora capisce che deve reagire in maniera concreta e organizzata.
Si chiede cosa può fare a oltre 1000 miglia di distanza, chi è lei in confronto all’immensità di quell’oceano che vuole portargli via Aldo il padre delle sue figlie.
Rosa di storie di naufragi ne ha lette molte e molte ne ha sentite dalla voce di chi le ha vissute e sa che uno dei pericoli maggiori è che ci si dimentichi presto dei naufraghi e capisce che deve portare all’attenzione del mondo il dramma che sta vivendo, solo così può evitare che l’attenzione di chi decide dei soccorsi si affievolisca.
Così, radunati i suoi amici, comincia a scrivere post sui gruppi di Facebook, a contattare tutte le testate, alcune, come Solovelanet, recepiscono immediatamente e nel giro di poco fanno uscire le prime notizie mettendo in moto la macchina dei media che fanno approdare la storia del Bright su tutti i mezzi di comunicazione.
Rosa quando risponde al telefono a noi giornalisti è disponibile, non si lamentata, non piange, non fa la vittima, per lei in questo momento l’unica cosa importante è concentrarsi sul suo obiettivo: aiutare il marito e l’amico a ritornare a casa. Nessuno deve dimenticare Aldo e Antonio.
Rosa è una donna intelligente, è consapevole che cercare una persona in oceano costa moltissimo. Gli aerei e le navi hanno bisogno di carburante e di tanti uomini per fare il loro lavoro, i comandanti dei mercantili non amano fare le ricerche perché per loro significa perdere migliaia di euro per ogni ora spesa nel cercare i naufraghi e, se non c’è qualcuno che li spinge, è facile che cedano all’idea che non c’è più nulla da fare trovando così la giustificazione morale per riprendere la navigazione lasciandosi alle spalle il dramma dei dispersi.
Rosa sa che le ricerche, se non avranno esito positivo, non dureranno molto, ma non si aspetta che la fine di queste arrivi solo al terzo giorno. Quando le comunicano che la Marina Portoghese ha deciso di fermare le ricerche e quando, poco dopo, gli uomini dell’MRCC di Punda Delgada gli dicono che riprenderanno a cercare suo marito solo se la Farnesina gli farà pervenire una richiesta ufficiale, capisce che molto probabilmente sino a quel momento questa non è stata fatta.
Rosa è travolta dalla rabbia, come possono quei damerini in giacca e cravatta chiusi nei loro uffici romani decidere di abbandonare in mare Aldo, chi sono loro per dire basta dopo sole 72 ore.
La collera rischia di portarla fuori strada, ma immediatamente capisce che non è quello il momento di perdere il controllo, respira profondamente e si rimette in moto.
Con un post su Facebook prega tutti di non alimentare la protesta contro la Farnesina, scrive che gli uomini del Ministero degli Esteri stanno facendo del loro meglio, non vuole farsi nemici, in questo momento gli servono solo alleati.
Sopporta di leggere le stupidaggini che in molti scrivono sui social, sopporta chi, approfittando della sua tragedia, cerca visibilità. Tutto va bene purché si continui a parlare di Aldo e Antonio.
Aldo e Antonio sono ovunque, sui quotidiani, su tutti i telegiornali, su centinaia di pagine Facebook, Aldo ormai è conosciuto da tutti gli italiani.
Guardare il contatore di Change.org nella pagina della petizione per chiedere la ripresa delle ricerche, fa impressione, 5.000 – 10.000 – 15.000 – 20.000 e poi oltre nel giro di un giorno e mezzo.
Rosa vince la sua battaglia, anche se purtroppo sta ancora combattendo la guerra. La Marina Militare, nella giornata di ieri, con un tweet annuncia di aver dato ordine alla fregata Alpino, che si trovava in zona, di fermarsi nell’area del naufragio per due giorni e riprendere le ricerche con l’ausilio dell’elicottero che ha a bordo. Questa mattina i portoghesi, in seguito alla decisione della nostra Marina, hanno inviato anche una loro nave da guerra a dare supporto alla fregata italiana.
Quel tricolore sulla poppa dell’Alpino ha fatto sentire tutti più uniti e più protetti, il paese non ha abbandonato Aldo e Antonio in mare, e così facendo non ha abbandonato tutti noi. Per una volta non abbiamo dovuto invidiare gli americani con la loro retorica del “noi non lasciamo indietro nessuno”, per una volta anche noi abbiamo il nostro settimo cavalleggeri che galoppando sulle onde dell’oceano a passo di carica viene a salvarci.
Tutto questo è opera di una piccola donna, indifesa e anche un po’ impaurita dalla gigantesca macchina che ha messo in moto per cercare di salvare suo marito.
Noi non sappiamo se Rosa vincerà la sua guerra e se riuscirà a riportare Aldo a casa e Antonio alla sua famiglia, ma comunque andrà a finire, Rosa, con intelligenza, determinazione e coraggio ce l’ha messa tutta.
Per lei rispetto e tanta ammirazione.
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