mercoledì 26 marzo 2025
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Carte false per il rigassificatore

Secondo l'associazione ambientalista esistono documenti ufficiali falsi, che hanno distorto le dichiarazioni espresse dal Comitato di Pilotaggio, l’ente designato da Italia, Francia e Monaco a prendere provvedimenti per il Santuario

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Roma - Continua la battaglia di Greenpeace per impedire il collocamento del rigassificatore dinnanzi la costa di Pisa e Livorno, area di mare protetta in quanto appartenente al Santuario dei Cetacei.
Alessndro Giannì, responsabile mare dell’organizzazione ambientalista, ieri in una conferenza stampa ha denunciato l’esistenza di documenti ufficiali falsi, che hanno distorto le dichiarazioni espresse dal Comitato di Pilotaggio, l’ente designato da Italia, Francia e Monaco a prendere provvedimenti per il Santuario. “Il Comitato non può esprimere, nè ha mai espresso compatibilità - ha dichiarato Giannì - tra Santuario e rigassificatore. Abbiamo scoperto un giro di carte truccate, lettere che dichiarano pareri inesistenti e sollecitamente inoltrate a uffici forse competenti, ma di certo sprovveduti”.
La documentazione tirata in ballo da Giannì, evidenzierebbe, secondo l’ambientalista, come sia giunta alla direzione della commissione Via, alla quale è riservata la valutazione di impatto ambientale conclusiva, una lettera da parte del Comitato di Pilotaggio che “si esprime favorevolmente sulla compatibilità ambientale dell’opera rispetto alle finalità dell’accordo”. Il vero verbale, depositato presso il ministero dell’Ambiente, recita invece che “il Comitato prende atto del parere positivo espresso dal professor Relini in merito al progetto della società Olt”. Non si tratterebbe quindi, secondo Greenpeace, di un consenso da parte del Comitato di Pilotaggio nei confronti del rigassificatore, ma solo di una presa visione del giudizio positivo di un suo membro, il prof. Giulio Relini.
Giannì ha auspicato che il ministero dell’Ambiente apra gli occhi di fronte alla questione e che, prima che intervenga la magistratura, ci pensi la politica ad evitare la costruzione della prima area industriale in un’area marina protetta.

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