Quindici barche a vela hanno rotto gli ormeggi e sono finite contro la passeggiata a mare distruggendosi. Quindici barche sono nulla in confronto alle 190 barche che sono state distrutte a Rapallo l’anno scorso proprio di questo periodo, ma è interessante l’analisi del fenomeno che ha fatto Jo Mineti, noto velista francese fondatore della Jasmine Route, una regata che arriva sino in Tunisia attraversando tutto il Mediterraneo.
Mineti si chiede come sia possibile che a ogni colpo di vento nella Baia di Lazaret ci siano così tante barche che vanno a finire a distruggersi a terra. La risposta, ci dice Mineti in un articolo pubblicato sulla rivista on-line francese Voile&Moteur, è da trovarsi nel modo di gestire le barche da parte dei velisti locali.
“La maggior parte di questi – dice Mineti – affida la loro barca a dei corpi morti improbabili, alcuni addirittura a vecchi radiatori in ghisa. In queste condizioni come il vento comincia a soffiare forte, trascina le barche a terra dove si distruggono contro gli scogli.”
La cosa però non finisce qui: “La maggior parte di questi velisti – continua Mineti - non ha l’assicurazione per questi eventi e quando le loro barche finiscono a terra, non si preoccupano di andarle a recuperare. Alla fine deve essere l’autorità portuale a provvedere, a spese della comunità, a recuperare i relitti e mandarli alla distruzione”.
Quello che ci chiediamo noi è perché l’autorità portuale non istalla dei corpi morti seri dove attraccare queste barche. L’operazione sarebbe sicuramente più economica che recuperare e mandare allo smaltimento decine di barche ogni volta che si alza il vento da sud est.
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