L’avventura di Coville è partita subito male. Condizioni meteo sfavorevoli lo hanno portato ad avere uno svantaggio di oltre mille miglia già al passaggio del capo di Buona Speranza. In Indiano, Sodeb’o ha confermato di trovarsi a proprio agio con i forti venti portanti (sia l’anno scorso che quest’inverno ha stabilito il record delle ventiquattro ore), ma è dopo Capo Horn, durante la risalita dell’Atlantico, che lo skipper francese ha toccato il distacco minimo nei confronti di Joyon: trecentotrenta miglia. Una bolla di alta pressione nei pressi dell’equatore ha però infranto i sogni di rimonta del navigatore transalpino, applaudito al traguardo anche dai suoi principali avversari.
“Bravo Thomas – gli ha scritto in una lettera Francis Joyon – anche se non sei riuscito a migliorare il record, è già stato un successo avere provato a farlo, combattendo contro tutti i rischi e le difficoltà che una navigazione del genere comporta. Ho pensato che avresti potuto recuperare lo svantaggio. Le tue difficoltà iniziali sono state compensate dal vento contrario che io ho trovato risalendo l’Atlantico. E’ bellissimo notare come in un viaggio del genere, le condizioni sono state simili per entrambi”.
Sugli stessi toni si è espressa anche Ellen Mac Arthur, che stabilì il record nel 2005 su B&Q Castorama: “Solo tre persone nel mondo – ha detto – conoscono lo stress e la brutalità di una navigazione in solitario su un multiscafo. Un’impresa del genere merita ammirazione e rispetto. Thomas ha fatto meglio di me, su una barca che chiedeva di più. E, inoltre, aveva un difficilissimo tempo da battere come riferimento. E’ stato un eroe”.
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