venerdì 13 dicembre 2024
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La legge sulla nautica verso il cambiamento

Resi noti gli 11 punti che la revisione della legge sulla nautica dovrebbe toccare

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Roma - Il Presidente del Consiglio Enrico Letta e con lui il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, ha voluto fortemente che l’iter per la modifica della legge sulla nautica si avviasse prima del salone di Genova per poter dare un segno deciso al settore nautico che la politica stia facendo qualcosa di concreto per rilanciare il comparto.

Ieri il Ministero ha diramato una nota dove si enunciano i punti che sono all’ordine del giorno per la nuova legge sulla nautica che, se il governo non cadrà, dovrebbe vedere la luce nei primi mesi del prossimo anno.

Questi sono:
1) semplificazione degli adempimenti formali per le pratiche amministrative riguardanti l'iscrizione delle unità e l'eliminazione degli adempimenti burocratici non necessari;

2) semplificazione del regime amministrativo delle unità diporto, utilizzate anche ai fini commerciali;

3) revisione della disciplina in materia di navigazione temporanea e di prova, oggi limitata ad alcune fattispecie, che non consente ai costruttori di compiere alcune attività prodromiche alla messa in esercizio del mezzo nautico;

4) semplificazione della burocrazia per la dismissione di bandiera anche attraverso l'introduzione di autocertificazioni;

5) estensione dei principi recentemente introdotti in materia di noleggio occasionale anche alla locazione allo scopo di far emergere transazioni commerciali oggi svolte in totale evasione;

6) introduzione di una figura specifica di mediatore che operi esclusivamente e con le peculiarità del settore del diporto;

7) revisione dei titoli professionali del diporto e introduzione di un titolo semplificato per lo svolgimento dei servizi di coperta per le imbarcazioni da diporto per rendere più agevole l'accesso al lavoro anche in linea con le norme dei Paesi Ue;

8) avvio ed implementazione delle attività didattiche con l'inserimento nei piani formativi scolastici della cultura del mare e dell'educazione marinara al fine di potenziare le basi per un Paese che non può che essere a vocazione marittima;

9) individuazione della figura degli istruttori di vela, nel rispetto dei principi generali della sicurezza nautica in conformità con il dettato costituzionale;

10) razionalizzazione delle attività di controllo delle attività compiute dalle forze di polizia al fine di evitare sovrapposizioni di verifiche con lo scopo di ottenere economie di spesa ed armonizzare le attività di verifica in linea con il percorso già tracciato nella stagione estiva appena trascorsa con l'introduzione del "bollino blu";

11) semplificazione dei procedimenti per l'applicazione ed il pagamento delle sanzioni amministrative pecuniarie prevedendone la graduazione in funzione della gravità delle fattispecie, della frequenza e dell'effettiva pericolosità del comportamento, oltre all'introduzione di misure riduttive dell'entità delle sanzioni, nel caso di assolvimento in margini di tempo ristretti, come recentemente previsto per le violazioni al codice della strada.

Tutte cose importanti che sicuramente aiuteranno il settore a rimettersi in moto, tuttavia fa riflettere il fatto che per fermare il fenomeno dei controlli selvaggi da parte dei diversi corpi di polizia dello stato si debba ricorrere a una serie di norme e leggi e anche così non si sia sicuri del risultato.

Prima Monti, poi Letta, sono stati d’accordo che il controllo selvaggio sia stato uno dei motivi che ha portato la nautica a vivere una crisi molto più profonda di altri settori, entrambi hanno fatto più volte appelli per cercare di limitarli, il governo Monti con il Ministro Passera aveva anche istituito il Bollino Blu, ma, seppure diminuiti, i controlli incessanti sono continuati anche nell’ultima stagione, come se Guardia Costiera, Guardia di Finanza, Corpo Forestale, Polizia, Carabinieri, Guardie Provinciali e Corpi Regionali, siano del tutto indifferenti alla volontà del governo e alle sue direttive.

La cosa fa pensare che il problema non sia revisionare la legge sulla nautica, ma quello di revisionare la legge che supervisiona l’attività di questi corpi.

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