Il Gip ha infatti concesso agli inquirenti altri sei mesi di proroga per continuare le indagini, respingendo la richiesta di archiviazione. Sembra infatti che gli uomini della Procura siano riusciti a identificare le quattro persone a bordo della barca. A dare l'allarme dell'incidente fu infatti una persona che aveva assistito alla scena dal balcone di casa.
Secondo il racconto del testimone, a bordo della barca ci sarebbero stati tre uomini e una donna, che si affacciarono anche a poppa dopo l'impatto. Il teste grazie a un binocolo sostenne anche di essere riuscito a leggere il nome dell'imbarcazione, Nabila, che tuttavia gli investigatori non sono mai riusciti a rintracciare. Sembra infatti che lo scafo sia un Aicon 56, a quel tempo ancora in fase di allestimento. Secondo l'ultima ricostruzione da parte degli inquirenti, il Nabila quel giorno era impegnato in un giro di prova e dopo l'incidente sarebbe stato tirato a secco e nascosto in un capannone. Successivamente, sarebbe stato cancellato il nome sullo scafo e la barca sarebbe stata immatricolata in altro modo.
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