Per accedere all’esame per diventare skipper saranno richiesti alcuni requisiti e una serie di corsi di formazione. Vediamo come funziona
C’è una buona notizia per tutti gli skipper che lavorano nel mondo del diporto, con la parte attuativa del decreto 13 dicembre 2023, n. 227, ovvero la riforma dei Titoli professionali del diporto, viene ufficialmente istituito il Titolo nazionale semplificato di Ufficiale di Navigazione da diporto di II classe, riservato per imbarcazioni da diporto con tonnellaggio inferiore alle 200GT.
Il decreto va a coprire un vuoto normativo, e riconosce quindi il titolo professionale che tanti operatori, ormai professionisti di questo mestiere, aspettavano. Ne gioveranno i tanti operatori del mondo del charter che lavorano come skipper, o anche quelli che lo fanno per unità private.
Per tutti loro ci sarà ovviamente anche un esame da superare, che negli argomenti non sarà troppo dissimile da quello che si sostiene per la patente nautica, anche se più approfondito in diverse parti.
Prima di accedere agli esami ci sono però dei requisiti che ogni aspirante skipper deve possedere: essere maggiorenne e in possesso almeno di un diploma di istruzione di secondo grado, avere sostenuto un corso di sicurezza personale, federale o di altro ente preposto, per la navigazione d’altura; servirà poi anche un corso antincendio di base, uno di primo soccorso e il certificato radio operatore GMDSS Short Range.
Con questi requisiti sarà possibile accedere all’esame per il titolo, che si divide in una prova scritta e una pratica.
La parte scritta si svilupperà sulle conoscenze teoriche riguardanti la teoria della nave, i motori, le norme sulla sicurezza, le manovre, regolamento sugli abbordi, il meteo, la navigazione cartografica, la normativa ambientale.
La prova pratica invece è del tutto simile a quella che si svolge per gli esami di patente, con la conduzione dell’unità, a vela o motore, in diverse andature, recupero di uomo in mare e accosto in banchina.
Il complesso dei requisiti e delle due prove d’esame definiscono quindi dei criteri d’accesso che dovrebbero garantire che i titoli vadano a figure professionali con sufficiente competenza, ma valutazioni a parte era comunque importante colmare il vuoto normativo che in Italia c’era da troppo tempo.
© Riproduzione riservata