venerdì 13 dicembre 2024
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Meno controlli di carattere fiscale in mare

Continua la diminuzione di controlli in mare da parte della Guardia di Finanza in quasi tutte le regioni costiere

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Roma – Il numero di controlli in mare finalizzati all’accertamento fiscale da parte della Guardia di Finanza, a una prima indagine di SolovelaNet, sembrano essere calati nella maggior parte delle regioni costiere come era già successo l’anno scorso.

Le motovedette della Guardia di Finanza si stanno impegnando con notevole successo nelle attività nautiche connesse con la pesca e i traffici illeciti, mentre, sembra che la caccia alle streghe aperta qualche anno fa nei confronti dei diportisti e che ha creato fortissimi danni al settore nautico si stia chiudendo.

Cala il numero dei controlli in mare e cambia l’atteggiamento persecutorio nei confronti del diportista anche se non scompare.

Ma se in molte regioni il calo del numero dei controlli è evidente e la situazione sta lentamente rientrando nella normalità di un paese civile che giustamente ha un’autorità che cerca di contrastare il fenomeno evasivo, ci sono regioni dove i comandanti delle stazioni della Guardia di Finanza continuano a vedere nel diportista un criminale e a ritenere loro dovere perseguitarlo con controlli assillanti.

L’inchiesta di SolovelaNet ha rilevato come specialmente nel nord est la situazione sia ancora lontana dalla normalità e il numero dei controlli in mare, spesso anche ripetuti sullo stesso utente nell’arco della stagione, sia imbarazzante e tale da continuare a spingere molti cittadini a portare le loro barche nella vicina Istria e Croazia.

Particolarmente fastidioso, denunciano i diportisti, è l’atteggiamento degli agenti che sembrano convinti che possedere un’imbarcazione equivalga ad ammettere di essere degli evasori fiscali e che trattano il cittadino – contribuente che versa allo Stato buona parte del suo reddito, come un criminale da perseguire.

La denuncia, fortunatamente, arriva solo da alcune zone del paese e questo indica come la condotta persecutoria nei confronti del diportista non sia più una direttiva nazionale, ma un atteggiamento dei singoli comandi.

Un operatore di Lignano, che preferisce rimanere anonimo ci dice: “Qui arrivano persone che fanno diverse ore di macchina per passare 48 ore di tranquillità e pace in barca e se devono subire controlli dove vengono fatte decine di domande su chi sei, cosa fai, come guadagni, quanto vale la barca e come hai fatto a compratela da agenti pronti a rifarti la stessa domanda in forma diversa per indurti in contraddizione, allora la gente si scoccia e preferisce fare 45 minuti in più di macchina e arrivare in Istria dove si sente una persona libera. Il risultato è che il numero degli evasori rimane invariato e noi perdiamo affari e posti di lavoro e gli istriani ne godono.”



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