La storia del Nina Pope, come riportata dal magazine tedesco Segel Report e che noi rilanciamo, rimarrà nella storia della nautica.
Il Nina Pope, un Grand Soleil 54 di proprietà del settantaduenne svizzero Benno Frey, aveva lasciato Tristan da Cunha sull’isola di Sant’Elena in mezzo all’Atlantico per fuggire da un grosso temporale previsto nelle ore successive.
Benno aveva ritenuto che quel porto non fosse abbastanza sicuro per affrontare il mal tempo che stava arrivando e aveva preferito prendere il mare puntando verso Capo di Buona Speranza, 1300 miglia a sud est.
A bordo del Nina Pope insieme a Benno c’erano due imprenditori che avevano un grande desiderio, fare una navigazione oceanica. Così Marcelo Osanai, brasiliano di 38 anni, e Balthasar Wyss, svizzero-americano di 52, entrambi navigatori esperti, avevano acquistato un passaggio sulla barca per realizzare il loro grande sogno.
Il maltempo li aveva raggiunti qualche ora dopo la partenza, il vento era salito rapidamente raggiungendo e superando i 40 nodi, il mare si era gonfiato e le onde sembravano essere enormi. La barca batteva sulla superfice del mare.
Ad un certo punto uno degli uomini a bordo ha lanciato l’allarme, c’era acqua sul pagliolato della dinette. Una rapida ispezione ha fatto subito capire che qualche cosa aveva ceduto, da qualche parte c’era una falla ed era una grossa falla.
Nonostante gli sforzi, dopo circa trenta minuti è stato evidente che le pompe di sentina in dotazione del Grand Soleil 54 non erano in grado di tenere sotto controllo l’ingresso dell’acqua e Benno è stato costretto a ordinare l’abbandono della barca.
Così dopo aver aperto la zattera e averla messa in mare, Benno ha lanciato il mayday e indicato chiaramente la posizione e il fatto che stessero abbandonando la barca perché si aspettavano che questa a breve sarebbe affondata.
Era notte fonda, pioveva e tirava un vento fortissimo, fare qualsiasi cosa era molto difficile. Benno ha fatto salire sulla zattera i suoi due ospiti e poi si è preparato a salire lui a bordo, ma prima di farlo, ha sciolto la zattera.
Nel momento in cui si è mosso per saltare sulla zattera qualcosa lo ha trattenuto a bordo della barca, la cintura di sicurezza si era incastrata da qualche parte.
Benno ha lottato per liberarsi e mettersi in salvo, ma non ce l’ha fatta, ad un certo punto la barca si è inabissata in modo repentino e lo ha trascinato a fondo con lei.
I due sopravvissuti hanno raccontato di aver assistito alla scena come se non fosse reale, 'sembrava un film', e ci hanno messo un po' a realizzare che era tutto vero e che Benno non c'era più.
Dopo poche ore, una nave da carico li ha salvati, avendoli localizzati tramite il trasmettitore satellitare. Il MSASA di Città del Capo, dopo aver ricevuto la chiamata di soccorso, ha dirottato verso di loro una petroliera di 300 metri, la "Front Pollux", che li ha recuperati posizionandosi tra loro e le onde ancora molto alte.
Il Nina Pope è affondato, ora sarà impossibile determinare con precisione cosa sia accaduto realmente a bordo. La certezza è che qualcosa ha ceduto: potrebbe essere stato lo scafo, messo alla prova dai colpi del mare, o la carena, danneggiata forse da una collisione con un oggetto non identificato sommerso, un impatto che però nessuno a bordo ha percepito. Le cause potenziali del disastro includono i bulloni della chiglia o una falla in una presa a mare.
Indipendentemente dalla dinamica degli eventi, ciò che è accaduto ha tragicamente portato alla perdita di Benno F., che fino all'ultimo momento ha dimostrato la sua dedizione come skipper, mettendo la sicurezza dei suoi passeggeri al primo posto, sacrificando se stesso.
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