A ripercorrere i momenti del naufragio è stato Tullio Picciolini. “Notte del 17 gennaio: turni al timone di un'ora ciascuno per mantenere elevata l'attenzione. Due mani di terzaroli alla randa e fiocco per mantenere alto il margine di sicurezza rispetto a condizioni impegnative soprattutto per l'onda al traverso. Vento al gran lasco 22-25 nodi; Buona visibilità e parziale illuminazione da parte della luna. Durante il mio turno al timone osservo una linea di groppi che ci insegue da poppa e chiamo Matteo per ridurre la randa. Proprio mentre eravamo impegnati nella manovra di presa dei terzaroli il vento è aumentato repentinamente con raffiche stimate attorno ai 28-35 nodi. Il catamarano, per il vento non più sopportabile da tutta quella tela e per l'onda ripida al traverso che non consentiva di sfuggire alle raffiche andando con la prua al vento, scuffiava. Durante il primo tentativo di raddrizzamento notavamo il disalberamento. A quel punto abbiamo iniziato un ininterrotto lavoro di messa in sicurezza dell'imbarcazione e ripetuti tentativi di raddrizzamento del catamarano per circa dodici ore. Lo staff sicurezza a terra veniva periodicamente informato della situazione e monitorava posizione e comunicazioni. Quando ci siamo resi conto che era impossibile rendere autonoma la navigazione dell'imbarcazione, alle ore 11:30 GMT , abbiamo dato il may day”.
La nave Delia ha ricevuto la richiesta di soccorso, inoltrata dal Centro ricerca e soccorso di Fort de France in Martinica, quattro ore dopo l'incidente. Prima delle operazioni di recupero, un contatto con la radio Vhf ha conentito a Matteo e Tullio di condividere con il comandante dell'unità, Dariusk Sieranski, i dettagli della procedura. Dopo un primo tentativo di recupero, abortito per motivi di sicurezza, al secondo passaggio la nave si è fatta trovare ferma, consentendo a Matteo e Tullio di nuotare fino alla murata di dritta della nave e scalarla per quattordici metri. “Sono salito sulla Delia come uno Sherpa. - ha raccontato Matteo Miceli, il cui primo pensiero adesso è quello di tornarre a casa - Dovremmo essere in Islanda il 28 gennaio ma speriamo di poter scendere alle Azzorre. Capiamo che il cargo non può fermarsi per noi, ma visto che passa molto vicino a Flores, l’ultima isola delle Azzorre, ma potremmo tentare di essere recuperati da una lancia. Il comandante e l’armatore hanno escluso uno stop”.
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