“E’ stata durissima – ha raccontato Tullio Picciolini – perché l’abbordaggio della Delia è stato molto complicato. Ci eravamo messi d’accordo con il comandante che ci saremmo gettati in acqua per essere recuperati, ma al primo passaggio la nave aveva ancora abbrivio e ce la siamo vista brutta. Ci hanno lanciato una sagola ma era pericolosissimo tentare di prenderla. Al secondo passaggio il comandante si è presentato davanti a noi praticamente con la nave ferma e siamo riusciti a prendere la cima e issarci a bordo. Abbiamo preso un sacco di botte ma avevamo un’adrenalina tale in corpo che non sentivamo nulla. Abbiamo scalato quel muro di ferro senza neanche rendercene conto, incuranti di tutto”
“Stiamo bene anche se sono veramente sfinito e triste – ci dice Matteo Miceli – per aver perso Biondina Nera. Ma la situazione era tragica ed eravamo in balia delle onde. Non governavamo assolutamente e quando la nave si è avvicinata il mare era sempre grosso ed abbiamo avuto veramente paura di non farcela e che quel grattacielo di ferro ci venisse addosso. Ma il comandante della Delia è stato bravissimo e lo ringrazierò per tutta la vita, così come l’armatore che non ha esitato a far deviare la nave per venire in nostro soccorso. Ora stiamo benissimo: abbiamo anche una cabina singola a testa. Un vero lusso. L’unico problema è che questa nave è diretta in Islanda e dovrebbe arrivare lì il 28 gennaio. Spero che ci facciano scendere prima, magari alle Azzorre, purché non ci ributtino in mare!”.
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