Paesi, sino a poco tempo fa completamente indifferenti al fenomeno, come la Gran Bretagna dove il premier Cameron aveva detto che quello dei migranti è un problema dell’Italia o del Belgio e Norvegia, oggi si sono detti disposti a fornire navi per evitare altre tragedie come quella avvenuta nei giorni scorsi nel Canale di Sicilia. Ancora si è molto distanti da un coinvolgimento della comunità nella soluzione di questo dramma che rischia di diventare un serio problema sia per l’Italia sia per tutta la comunità, perché non è pensabile che poche nazioni possano affrontare un problema che riguarda l’intera Africa del Nord.
Oggi si discuterà in sede europea dei 13 punti d’intervento presentati lunedì scorso dalla Commissione Ue ai ministri degli esteri e dell'interno riuniti a Lussemburgo.
Di seguito la lista dei 13 punti
1) Rafforzamento in tempi brevi delle missioni Triton e Poseidon con almeno il raddoppio delle risorse finanziarie a disposizione e l'aumento dei mezzi utilizzati, nonché un ampliamento del raggio di azione. (Oggi Triton si ferma a 30 miglia dalle coste italiane.
2) Smantellamento della rete di trafficanti di esseri umani, sequestro dei loro beni e loro processo.
3) Identificazione, cattura e distruzione sistematica delle imbarcazioni utilizzate dai trafficanti. A questo scopo l'Alto rappresentante Ue dovrà immediatamente iniziare a preparare una missione Pesd in accordo con la legge internazionale, ovvero sotto l'ombrello Onu.
4) Europol avrà il compito di combattere le attività dei trafficanti su internet
5) Incremento della cooperazione con Tunisia, Egitto, Mali, Niger e altri Paesi per monitorare e controllare flussi di migranti e rifugiati prima che arrivino sulle coste del Mediterraneo.
6) Invio in questi Paesi di personale Ue per raccogliere informazioni sui flussi dei migranti e cooperare con le autorità locali.
7) Lavoro con i partner regionali per incrementare le loro capacità di controllo delle frontiere e di gestione di operazioni di ricerca e soccorso
8) Lancio di un programma regionale di sviluppo e protezione per le aree del Nord Africa e del Corno d'Africa
9) Attivazione di tutti gli strumenti possibili per incentivare il rimpatrio o comunque il rientro degli migranti 'economici' irregolari
10) Messa a punto di un programma di rimpatri 'rapidi' dei migranti irregolari coordinato da Frontex e focalizzato sui Paesi Ue 'di frontiera'.
11) Avvio di un progetto pilota per la ridistribuzione di almeno 5000 richiedenti asilo in vari Paesi su base volontaria
12) Incremento degli aiuti di emergenza ai Paesi di frontiera e esame delle opzioni per organizzare, in casi di emergenza, la ridistribuzione dei migranti tra Paesi Ue.
13) Invio di personale dell'agenzia europea per l'asilo dei Paesi di arrivo de richiedenti al fine di contribuire all'esame delle loro domande, ma anche alla loro identificazione attraverso le impronte digitali.
Ancora poco quello che sono disposti a fare i partner europei soprattutto sul fronte dell’accoglimento.
Partendo dal dato di fatto che la grande maggioranza delle persone in arrivo sulle coste italiane e greche non sono migranti di carattere economico, ovvero, persone che per libera scelta vengono a cercare lavoro in Europa, ma rifugiati di guerra, cosa che, stando alle leggi internazionali e a un senso di coscienza che se pure molto affievolito in Europa, ancora esiste, ci obbliga all’accoglimento e ci impedisce di rimandarli indietro. Non è accettabile che a compiere il dovere di accoglimento sia solo il nostro paese.
Il Belgio si è dichiarato disposto ad appoggiare una mozione per aumentare il numero di rifugiati da distribuire in Europa da 5.000, come previsto nei 13 punti oggi in discussione, a 10.000 e si è detto pronto ad accogliere 250 migranti in più.
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