La donna aveva appena finito, insieme ad altri membri dell’equipaggio, di dare una mano di terzaroli per far fronte a un vento che variava tra i 35 e i 40 nodi, rientrata in pozzetto stava riordinando il cimame, quando un’onda molto grossa l’ha sbattuta sul ponte schiacciandola contro la battagliola, una seconda onda arrivata prima che la Young si potesse riprendere, l’ha poi trascinata in mare spingendola sotto le draglie.
Altri membri dell’equipaggio hanno visto la Young andare in mare e hanno fatto scattare immediatamente la procedura di uomo in mare.
Il mare molto grosso, la visibilità bassissima a causa della polvere d’acqua nell’aria, non hanno permesso di recuperare subito la donna e quando, più tardi, grazie al sistema Ais si è riusciti a trovarla, era troppo tardi. L’equipaggio ha provato a rianimarla, ma non c’è stato nulla da fare.
Sarah Young, al momento dell’incidente non indossava la cintura di sicurezza.La donna era partita da Londra con l’IchorCoal nell’agosto scorso per un giro del mondo in regata che l’avrebbe riportata a Londra a luglio 2016.
Questa è la seconda vittima tra i membri dell’equipaggio dell’ IchorCoal, la prima è stato un uomo, Andrew Ashman, morto a settembre.
La Clipper Race è una regata creata e diretta da Sir Robin Knox-Johnston, che si prefigge di portare in mare persone che non sono professioniste della vela (l’unico professionista è lo skipper), che vengono preparate dall’organizzazione con dei corsi.
La regata si disputa su barche tutte uguali Sir Robin Knox-Johnston ha dichiarato: "Ma che, su 4mila persone in gara e 10 prove, ci siano state solo due vittime e della stessa imbarcazione è una pura fatalità".
Quel “solo” solleva molte perplessità sugli standard di sicurezza della regata, come se Sir Robin Knox-Johnston si aspettasse un numero maggiore di vittime durante una sua regata.
Sarah Young amava gli sport estremi di mare e di terra, aveva partecipato a diverse spedizioni in Zambia, Bottswana e Namibia, aveva fatto scalate sulle montagne del Nepal.
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