E' stato lo stesso Alex Thomson ad ammetterlo, uno che di certo non si tira mai indietro: “Siamo in regata, sempre, è vero, ma il focus adesso è anche quello di portare la barca tutta di un pezzo fino a Capo Horn, senza correre più rischi del dovuto”. Un modo per dire: ok, sono sempre in regata, Armel è davanti ma al momento non se ne parla di spingere per raggiungerlo.
Le Cleac'h guida con 130 miglia di vantaggio, Hugo Boss segue senza strappi in modalità conservativa, mantenendo comunque una percorrenza sulle 24h ben superiore alle 400 miglia. Da circa 24 ore i due skipper di testa navigano in una forte depressione che li obbliga a subire venti spesso superiori ai 40-50 nodi, alternati a repentini cali, con un mare spesso confuso e incrociato. Una situazione molto difficile dove risulta estremamente complesso trovare il set giusto per le vele. Troppo invelati si rischia il KO, poco invelati si viene strapazzati dalle onde, e così gli skipper si affaticano in continui cambi di vele alternati a brevi riposi per trovare il ritmo giusto.
Realisticamente i duelli per qualche giorno verranno messi da parte in attesa che il Southern Ocean plachi un po' la sua ira. La flotta è distribuita su quasi 6 mila miglia: Thomson e Le Cleac'h sono ormai all'inizio del Pacifico, Costa e Destremau chiudono la fila a Capo di Buona Speranza: a dividere testa e coda della flotta l'Intero Oceano Indiano.
Difficile dire cosa hanno in serbo le prossime ore: se le condizioni resteranno molto dure Alex Thomson non attaccherà e navigherà anzi con il foil rimasto integro ben chiuso onde evitare rischi, cercando di preservare la barca fino al momento in cui si presenterà una buona occasione. Le Cleac'h realisticamente farà lo stesso, cercherà di controllare l'avversario senza forzare, mantenendo medie buone ma senza esagerare. Un'idea inizia a farsi strada in maniera forte nella mente di tutti gli skipper: portare la barca all'arrivo in certe condizioni diventa più importante della posizione in classifica.
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