Con tutta probabilità abbatterebbe qualche decina di pali di sostegno della piazza che, cadendo, farebbero un effetto domino e causerebbero la caduta di altri pali distruggendola nel giro di qualche minuto.
Questo è quanto nella giornata di ieri si è rischiato a Venezia quando una nave della Carnival Sunshine, un colosso da 102.000 tonnellate, probabilmente per una manovra sbagliata, invece di rimanere al centro del canale davanti a piazza San Marco, ha sfiorato paurosamente la Riva Sette Martiri. Nel farlo ha stretto, rischiando di schiacciarlo, un traghetto pubblico carico di passeggeri.
La Capitaneria nega tutto: non ci sono stati ''problemi di alcun genere per quanto riguarda la sicurezza della navigazione'', ma chi era a Piazza San Marco e ha visto la scena non è d’accordo.
La nave ha scodato paurosamente e gli spettatori che l’hanno vista avvicinarsi paurosamente alla riva, hanno trattenuto il fiato.
Capitaneria o no, rimane il fatto che per permettere ai turisti in crociera di scattare delle foto a uno dei posti più belli del mondo dal balcone della propria cabina, mette comunque a rischio l’antica città di Venezia.
Se si riflette, è come far camminare un enorme elefante indiano dentro la cristalleria più preziosa del mondo. Il disastro non è un’ipotesi, ma una certezza, prima o poi qualcuno commetterà un errore e qualche palazzo di Venezia verrà giù.
Quello di ieri non è il primo caso in cui si è rischiato il disastro e non sarà l’ultimo. Il mondo perderà delle opere dal valore non calcolabile e, noi, come italiani, faremo una figura agli occhi del mondo che non cancelleremo mai più, per tutti saremo quelli che per trenta denari hanno distrutto Venezia.
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