Gli italiani furono tra i pochissimi a organizzare un’azione umanitaria e tutta la nazione si sentì orgogliosa di quanto la nostra marina aveva fatto. Oggi purtroppo ci troviamo a dover pubblicare un articolo dove il sottotitolo dice esattamente il contrario “Quando gli italiani smisero di essere eroi e diventarono assassini”.
Il primo pomeriggio dell’11 ottobre del 2013, a 17 miglia dalla nave da guerra della Marina Militare Italiana Libra, al largo della Libia, un peschereccio con 480 siriani a bordo tra i quali 60 bambini, chiede aiuto. Sono persone che fuggono dalla guerra di Bashar Hafiz al-Asad, dai gas, dalle tortue.
Il viaggio che li avrebbe dovuti condurre in Italia era di quelli di lusso, per i quali gli scafistichiedono molto di più del solito e per questo sono rivolti all’intellighenzia dei paesi in guerra. A bordo della barca infatti c’erano medici, avvocati, ingegneri oltre a tanta altra povera gente.
Molte le famiglie.
La notte precedente, una motovedetta della Marina Libica - quelle stesse motovedette alle quali alcuni nostri governi hanno chiesto di salvare i migranti al posto nostro - ha sparato sullo scafo siriano nel tentativo di farlo affondae, è questa infatti la soluzione per risolvere il problema immigrazione adottata
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