Cantiere del Pardo ci ha abituato a rapidi cambi di rotta che quasi sempre portano a grandi momenti di crescita, anche questa volta la notizia è di quelle che i giornali non si fanno sfuggire, il Pardo è stato venduto. A farlo è il fondo d’investimento Wise Equity che lo aveva acquistato nel dicembre del 2020 e che, nonostante una pandemia, ha visto il suo investimento moltiplicarsi nel giro di pochi anni. L’acquirente è il gruppo Calzedonia dell’imprenditore trentino Sandro Veronesi.
Calzedonia, che al momento ha firmato un impegno all’acquisto e non ancora la vendita vera e propria, è un gruppo da tre miliardi di euro di fatturato e negli ultimi anni ha iniziato un processo di espansione con l’acquisizione di aziende in diversi settori, mentre il fatturato del Cantiere del Pardo quest’anno dovrebbe attestarsi intorno ai 120 milioni di euro.
Appassionato di nautica e amico dei due manager e soci del Cantiere del Pardo, Fabio Planamente e Gigi Serdivati, Veronesi ha voluto acquistare le quote del fondo d’investimento Wise Equity pari al 60% del pacchetto azionario convinto che il Pardo abbia grandi potenzialità.
Il Pardo, che nasce come cantiere per barche a vela, nel 2016 entra nel business delle barche a motore. Lo fa cercando un altro sbocco e un modo per allargare i suoi orizzonti, ma probabilmente neanche Planamente e Servidati i due soci-manager del cantiere che hanno voluto creare la gamma motore si aspettavano un successo di tale portata, un successo che in pochi anni ha cambiato la fisionomia del cantiere.
Oggi il Pardo fattura circa 20 milioni di euro nella vela e 100 milioni nel settore motore (i numeri sono approssimativi), in un rapporto di 1 a 5.
Il grande successo del settore motore ha fatto volare il fatturato del Cantiere del Pardo, ma, indubbiamente, sta anche creando dei problemi a quella che era la sua vocazione originaria del marchio, ovvero, la vela.
Come si fa ad assegnare spazio in cantiere alla costruzione di barche a vela, quando la richiesta delle barche a motore è molto superiore e, soprattutto, quando le barche a motore garantiscono una marginalità più elevata e una semplicità di costruzione maggiore?
Sulla base di queste considerazioni la domanda sorge spontanea, cosa vorrà fare il gruppo Calzedonia che presto entrerà in possesso del pacchetto di maggioranza del cantiere. Accetterà di sacrificare parte della capacità produttiva e dei guadagni per continuare a produrre barche a vela? Oppure chiederà al management di esternalizzare, come già si sta facendo con la costruzione delle grandi unità a vela, anche per le piccole unità a vela?
Cantiere del Pardo continuerà ad essere un cantiere di barche a vela o questa acquisizione è destinata a segnare un momento di svolta?
Già ora alcuni segnali fanno pensare che l’attenzione del cantiere per la produzione di barche a vela nella tradizionale fascia tra i 34 e i 60 piedi si sia fatta più debole.
Il Pardo per molti anni ai saloni autunnali ha presentato un modello nuovo. Questo sino al 2021, quando, per la prima volta si presentò senza alcuna novità. La stessa cosa si ripeterà quest’anno: ai saloni autunnali il cantiere porterà solo i suoi vecchi modelli, la gamma vela non si rinnoverà.
A Cannes il cantiere annuncerà una nuova versione del Grand Soleil 72 e un nuovo 65 piedi, barche che arriveranno nel 2024, ma che sono prodotte dalla Adria Sail di Maurizio Testuzza sotto la supervisione del product manager, Franco Corazza, e quindi non rubano spazio alla produzione di barche a motore in cantiere.
I problemi determinati dalla produzione di barche a motore tuttavia non sono solo del Cantiere del Pardo anche se qui, forse, si avvertono in modo particolare visto il successo eccezionale che hanno avuto queste barche. Un po’ tutti i cantieri di barche a vela hanno introdotto, o sono in procinto di farlo, la produzione di motoryachts: da Nautor a Italia Yachts, da Solaris a Baltic Yachts.
Chi più e chi meno, quasi tutti questi cantieri stanno ottenendo dei risultati positivi, ma ci sono delle differenze sulla gestione della nuova produzione. Cantiere del Pardo sembra aver scelto la linea di tenere insieme le due produzioni, vela e motore, sia fisicamente, nello stesso cantiere, sia a livello di manager e maestranze. Altri cantieri, invece, proprio per garantire l’integrità della produzione a vela, hanno scelto di separarle completamente.
Il rischio che la produzione di barche a motore penalizzi quella delle barche a vela in tutto il comparto, soprattutto in termini d’investimenti e quindi di innovazione, c’è.
La cosa per noi velisti avrà conseguenze negative, perché un calo dell’attenzione significherà, molto probabilmente, un calo della qualità, ma dal punto di vista dei manager dei cantieri la scelta tra vela e motore è scontata, un’azienda deve andare dove guadagna di più.
L’unica speranza è che nascano presto altri cantieri di qualità che possano, nel caso qualcuno dei grandi decida di abbandonare la vela, sostituirlo.
© Riproduzione riservata