Colpa della catastrofe, in buona parte, è della politica stessa. Nessun settore industriale ha avuto cali del fatturato di questa entità e non li avrebbe avuti neanche la nautica, se non fosse stato per le politiche messe in piedi dall’ex ministro Giulio Tremonti, il quale, ha voluto indicare, nei marina privati, il covo degli evasori fiscali italiani, riuscendo a spazzare via dalla lista dei settori industriali italiani, quello della nautica da diporto.
L’Ucina chiede una “Piano Marshall” per provare a far ripartire quello che sino a qualche anno fa era il quinto settore industriale nazionale e che oggi conta circa 38.000 disoccupati tra diretti e indiretti e una perdita di fatturato prossima ai 4 miliardi di euro.
Tra le azioni e gli interventi prioritari, UCINA indica in ambito fiscale l'equiparazione dell'IVA sui servizi portuali turistici (21%) a quella applicata alle strutture turistico ricettive (11%), come già avviene oggi in Francia e come sperimentato con successo dal Friuli Venezia Giulia.
Inoltre viene richiesta l'istituzione di un contratto nazionale di lavoro per il settore nautico, attualmente frammentato tra quelli metalmeccanico, legno, plastiche e chimico tessile.
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