La preparazione dei giochi sino ad ora ha avuto un costo di 30 miliardi di dollari e in Giappone, le olimpiadi, sono ritenuti un momento cruciale per il rilancio del paese.
Quando Thomas Bach, presidente del Comitato Olimpico, in teleconferenza ha aperto alla possibilità di far slittare i giochi e annunciato che la decisione finale sarà presa tra quattro settimane, quando si spera, il quadro sulla pandemia sarà più chiaro, per Abe deve essere stato un momento duro, ma il mondo è in guerra e la guerra ha sempre delle conseguenze.
L’idea del CIO e la speranza di Abe e dei giapponesi è che lo slittamento sia di poche settimane, ma oggettivamente sembra difficile che in poche settimane si possa raggiungere quel livello di sicurezza che possa consentire lo svolgimento dei giochi.
Anche arrivare a ottobre come prevedono gli scenari più catastrofici dei Giapponesi e come sembra essere orientato il CIO, non sembra sufficiente. Certamente per quell’epoca ci saranno ancora nazioni nel mondo che staranno combattendo con l’epidemia.
Per le nazioni come i Paesi Basse che hanno scelto la via dell’immunità di gregge probabilmente la lotta contro l’epidemia sarà più lunga e devastante; poi ci saranno nazioni, come molti paesi africani e dell’America latina, che semplicemente non avranno i mezzi per contrastare il virus e dovranno affidarsi agli aiuti internazionali che però, data la situazione globale, potrebbero non essere immediati visto che medici e attrezzature servono a risolvere i problemi domestici delle diverse nazioni.
Sperare che da qui a ottobre il Coronavirus sia un brutto ricordo in tutto il mondo sembra un’utopia. Tenere i giochi olimpici quando il problema non sarà ancora risolto del tutto significa esporre il mondo a nuove infezioni e al rischio dello scoppio di nuove epidemie.
Durante i giochi olimpici affluiranno a Tokyo decine di migliaia di persone, solo ora ci sono già 33.000 stanze d’albergo prenotate, ci sarà folla, masse che si mischieranno e staranno a stretto contatto, come si pensa di garantire la sicurezza sanitaria di tutte queste persone?
Qual è il politico che autorizzerà le squadre nazionali a recarsi a Tokyo ad agosto o a ottobre con il rischio che molti atleti tornino a casa infetti?
Sicuramente il CIO saprà come garantire la sicurezza degli atleti, dei loro accompagnatori e i giapponesi quella degli spettatori, ma immaginare che questo possa avvenire entro fine agosto o a ottobre, come sta valutando il CIO, sembra molto difficile.
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