Per i porti ha invitato le autorità portuali a tirare fuori del cassetto i loro progetti. "Deve essere chiaro - ha detto Renzi - che non possiamo accettare un sistema in cui Rotterdam da solo fa più di tutte le 27 Autorità Portuali italiane.”
All’intervento sulle autorità portuali ha poi allacciato il discorso sulla nautica in un’ottica del tutto nuova per un politico, "Si esca però dalla fase delle chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere. Chi ha qualcosa da dire lo faccia, chi ha qualcosa da fare tiri fuori le carte e smetta di chiacchierare, anche perché si parla di posti di lavoro. Sul mare c'è tanto spazio per crescere: vale per i porti, ma vale anche per la cantieristica, per Fincantieri, Finmeccanica, vale anche per la nautica di lusso. Si è pensato di poterla bloccare perché si è detto la roba di lusso non ci interessa. E' come dire via Prada, via Armani perché i vestiti troppo belli non vanno bene. Si deve recuperare buon senso e lavoro, lavoro, lavoro. Io sono ossessionato dal lavoro."
Il commento del nostro direttore
Dalle parole del Primo ministro, per quanto apprezzabili, appare evidente che per lui, che in barca non ci va, la “nautica” è la stessa che percepisce la massa degli italiani che spendono le loro vacanze a terra, la “nautica” di lusso, quella dei superyacht.
E’ un peccato, perché affianco alla nautica del lusso c’è quella medio piccola, quella del professionista, del dirigente e in molti casi, dell’impiegato. Una nautica che i politici italiani difficilmente vedono perché in questo settore non ci sono proprietari di cantieri che sono senatori o persone influenti a livello politico. Eppure questa nautica, per così dire, minore, contribuisce in modo determinante al fatturato del settore. Quel milione d’italiani che in un modo o nell’altro, durante l’anno entra in contatto con il mondo delle barche, non lo fa salendo sui superyacht da 40 milioni di euro, ma su barche da 15/20.000 euro, sulle barche da charter da 1.000 euro a settimana, in casi meno numerosi, su barche da 10, 12 o anche 15 metri, ma comunque molto lontane da quelle della nautica indicata dal Premier.
Questa è una nautica, che in Italia, al di là dei pochi grandi cantieri internazionali, è fatta di piccoli imprenditori, troppo piccoli per accedere ai finanziamenti o ai vantaggi fiscali che invece arrivano al mondo dei superyacht, ma è una nautica che in delta con una moltitudine di rivoli produce migliaia di posti di lavoro.
Se Renzi, come dice lui, è molto attento al “lavoro”, alla creazione di posti di lavoro, la prossima volta, quando parla di nautica, si ricordi che esiste anche un'altra nautica, diversa da quella delle super-barche, una nautica che è stata distrutta dalla politica delirante dell’ultimo governo Berlusconi quando il professore Giulio Tremonti mandava in mare centinaia di motovedette a fermare qualsiasi cosa navigasse, o quella di Mario Monti che con la sua tassa sulla nautica ha fatto scappare decine di migliaia di diportisti che nei nostri porti spendevano e davano lavoro.
Renzi se vuole creare lavoro, guardi a quello che ha fatto la piccola e media nautica in altri paesi come la Francia, dove i governi, invece di osteggiarla in tutti i modi come è avvenuto da noi, l’hanno incoraggiata, supportata e aiutata a diffondersi, creando un industria che oggi contribuisce seriamente al PIL nazionale.
Da noi, al contrario, quando un Primo ministro parla di nautica in termini positivi come ha fatto lui, è un avvenimento sorprendente.
Maurizio Anzillotti
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