Il settore nautico nel suo insieme risulta essere il settore industriale italiano in maggiore crescita. Nell’ultimo anno questa è stata del 30% e l’export ha toccato quota 3,2 miliardi.
Ci sono cantieri che hanno ordini sino al 2026 e raggiungono percentuali di fatturato proveniente dall’export del 95%. Questo boom della nautica si riversa, naturalmente, anche sul Salone Nautico di Genova che inizierà il 22 settembre e che è la vetrina del settore.
Un salone in grande evoluzione e che vede nel 2022 un anno di mezzo verso la fine dei lavori di ristrutturazione nel 2024 che cambieranno completamente il salone. Una ristrutturazione e rivisitazione del ruolo del Salone che lo dovrebbe far tornare a occupare il posto di più importante salone nautico del mondo che occupava sino al 2008.
In questo contesto molto positivo la vela fa un po’ la parte della Cenerentola, infatti in un Salone dove saranno esposte oltre 1000 imbarcazione solo il 15% di queste, catamarani inclusi, saranno a vela.
Un numero esiguo che mette in evidenza come il settore sia in difficoltà. Una difficoltà che non deriva da una crisi, anzi la richiesta è tanta, il pubblico è entusiasta e mai come in questi anni di pandemia si sono registrati importanti flussi d’ingresso nel settore vela.
Si tratta piuttosto di una crisi che nasce dagli imprenditori. Molti cantieri si stanno buttando sul settore motore dove i margini sono molto più alti e il pubblico meno tecnico. Attenzione verso il settore motore che sta drenando linfa vitale al settore vela.
Se nel settore motore continuano a nascere nuove realtà produttive e molte, che prima erano piccole, stanno crescendo rapidamente creando quella varietà di offerta che è essenziale per far prosperare un settore, nella vela tutto è immobile e anzi, si rischia che alcuni cantieri si convertano definitivamente al motore.
A livello mondiale si contano solo 5 nomi tra i cantieri industriali: Beneteau, Jeanneau, Bavaria, Hanse e Dufour e i primi due appartengono allo stesso gruppo. Tra questi solo la Dufour è rimasto cantiere esclusivamente a vela, tutti gli altri hanno una sezione motore e, per quasi tutti, questa ha superato di gran lunga i fatturati della sezione vela
Tra i cantieri boutique i nomi reali, quelli in grado di incidere sul mercato Italiano, sono solo due Cantiere del Pardo e Solaris, gli altri hanno numeri troppo bassi e costi troppo alti per poter determinare qualche cambiamento.
Pardo e Solaris hanno aperto da pochi anni alla produzione di barche a motore e, in particolare il Pardo, ha ottenuto un successo tale che nel giro di tre anni la produzione di barche a vela è diventata marginale nella costruzione del fatturato del cantiere.
Ciò fa si che ormai il Pardo, invece di espandere la produzione di barche a vela per far fronte alla sempre crescente richiesta, la contrae per dare spazio alla produzione di barche a motore che permettono guadagni maggiori. Stessa cosa accadrà in casa Solaris ora che si sta iniziando a raccogliere dei risultati nel settore motore.
La sensazione è che la produzione di barche a motore stia letteralmente mangiando quella di barche a vela creando gravi danni a un settore dove oggi non ci sono più barche da comprare perché, appunto, le produzioni sono state spostate a favore delle barche a motore.
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